Witchsy e il falso socio maschio

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Witchsy

di Luca Stella

Capita due volte all’anno. Due volte all’anno questo spazio editoriale non è occupato da tematiche aderenti in maniera ortodossa al settore. Per due volte, si spazia in altri ambiti, perché va bene parlare semrpe di camper, di carvaan, di campeggio, però ogni tanto aprire la finestra e generare un ricambio d’aria non è poi così negativo.

Quindi questa volta, andiamo altrove con la storia del finto socio maschio.

Le due signore nell’immagine sono Penelope Gazin (a sinistra) e Kate Dwyer (a destra) che hanno una idea, quella di fondare un marketplace: Witchsy; una piattaforma online di compravendita di vestiti e oggetti d’arte contemporanea. E davvero in pochi danno retta alle due signore e alla loro idea.

Ecco allora che giunge un socio maschio, Keith Mann e tutto cambia. Il nuovo socio scrive e risponde alle email e tratta con clienti anche importanti, poi, agli incontri, causa enormità di impegni, delega una delle due socie. E chissà quanti impegni Keith Mann deve avere visto che non esiste.

Peraltro il tutto fatto bene, non alla carlona, quindi avevano costruito un profilo psicologico a cui il socio inventato doveva rispondere e lo spiega bene Kate Dwyer: “Lui era il tipico bravo ragazzo che aveva giocato a football al college. Devoto alla moglie con cui stava da cinque anni e non vedeva l’ora di diventare papà. Era il classico bravo ragazzo” dice Gazin: “Non si intendeva tanto con me e Kate, ma era felice di aiutarci con il nostro progetto, anche se pensava che avremmo dovuto trovare marito“.

Penelope Gazin e Kate Dwyer hanno notato che con l’invenzione del socio maschio tutto è cambiato. Le trattative sono finalmente serie, il loro azienda viene presa in considerazione come mai prima e, cosa incredibile ma vera, perfino le donne prendono più sul serio loro e la loro azienda.

Adesso Penelope Gazin e Kate Dwyer hanno deciso di ufficializzare il fatto che Keith Mann non esiste, non c’è e non c’è mai stato.

Quindi attenzione d’ora in poi alle socie aziendali donna, non è detto che il socio maschio esista veramente.

E per concludere, lasciamo la parola alla stessa Kate Dwyer. ““La gente non riesce a credere che gli abbiamo dato proprio il cognome Mann (“Man” è Uomo” in inglese, ndr). Così maschile. Quando le persone hanno appreso di Keith, sono rimaste abbastanza sconvolte dall’idea che un personaggio fasullo sia stato preso più seriamente di noi. Ora è diventato uno strumento che contribuisce a evidenziare quanto il sessismo sia dilagante nel settore tech e più in generale sul posto di lavoro. È stato fantastico vedere tante persone rispondere positivamente. Ancora una volta, Keith ha fatto un ottimo lavoro“.

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