Un anno vissuto pericolosamente

Un anno vissuto pericolosamente

di Giovanni GiordanoIl titolo del bellissimo film di
Peter Weir, si è affacciato alla mente allorquando in questi giorni
di festa e di fine anno, ho iniziato a tracciare un bilancio del
2009. Un anno che posso definire di svolta, per me e la mia azienda,
la Holiday Center. Infatti, dopo aver maturato la decisione di cedere
l’attività commerciale, è stato un susseguirsi di accadimenti,
voluti e pilotati e non, che non sempre è stato facile gestire. Si
potrebbe osservare che questi fatti fanno parte della vita di
un’impresa, il che è corretto, ma vorrei spiegare come intendo io
il “ fare impresa”.Far nascere un’impresa, non importano le
dimensioni, è una sfida che si lancia non solo a se stessi, ma anche
e soprattutto al mondo che ci circonda. Da quando ci invaghiamo
dell’idea, non si riesce a smettere di pensarci: è un susseguirsi
di pensieri, calcoli, schemi, che vengono fissati nella mente o
sulla carta, per essere ripresi e analizzati appena possibile. Quando
l’idea prende corpo e finalmente si diventa imprenditori, si
assapora quella sensazione così unica e speciale, che ricorderemo
sempre nella nostra memoria. Si cresce sacrificando il proprio tempo, gli
interessi personali, la famiglia. La soddisfazione di vedere la
propria azienda ingrandirsi e affermarsi, è ancora maggiore quando
anche le persone che partecipano alla vita dell’impresa, si
appassionano al proprio lavoro e si ha la netta percezione di
trovarsi sulla strada giusta, quando i risultati economici e la
qualità del lavoro aumentano di pari passo in modo costante.Tutto
questo richiede un impegno fisico, economico e cerebrale sempre
crescente, perché non si è mai appagati abbastanza. Si è portati a
credere di poter fare sempre meglio, non ci sono ostacoli troppo alti
da non poter essere superati con la giusta determinazione. Non è un
delirio di onnipotenza, bensì una ragionata consapevolezza dei
propri mezzi, dalla quale trarre sempre nuova energia. Al pari delle
sostanze stupefacenti, questa condizione crea assuefazione, per cui
non ci sono orari prestabiliti, ci si presta a coprire ruoli
disparati (amministratore, tecnico riparatore, venditore,
magazziniere, giardiniere, per citarne alcuni), pensando che è per
il bene proprio e dell’azienda, che poi, sovente, coincidono.E’
per queste ragioni e molte altre ancora, ma si rischia di scivolare
nella retorica, che la prospettiva di dover cedere la propria
creatura, crei stati d’animo contrastanti e non facilmente
gestibili. Se da una parte ci si arrende all’evidenza, che i mutati
scenari economici non ci consentono più di poter operare, con la
consueta avvedutezza e serenità di giudizio, anche in dipendenza di
fatti esposti più avanti, e questo, neanche a dirsi, turba la mente
non poco, dall’altra si cerca di placare l’animo pensando a
quante rinunce e sacrifici si sono fatti, in nome della causa, per
cui sarà bello riappropriarsi del tempo da concedere a se e alla
famiglia. Si chiude un ciclo della propria esistenza e non solo
professionale.Trent’anni di attività corrispondono a più di un
terzo della vita media di un uomo, ma questo non significa che si è
raggiunto lo status di pensionato. Come reinventarsi una vita
lavorativa, alla soglia dei cinquant’anni? Già, perché non si può
pensare di tirare i remi in barca, non solo per motivi economici, a
quest’età. Ho la presunzione di pensare di aver creato un’azienda,
al di là dei meri risultati economici, ben organizzata e strutturata
e questo indubbiamente, grazie anche al supporto dei validi tecnici
d’officina che hanno collaborato con me. Purtroppo, in momenti come
questi si rivela anche la vera natura delle persone che si conoscono
o, meglio, si pensa di conoscere. Costoro, sono gli avidi e, credo,
non possano avere migliore definizione di quella creata da Socrate:
“Coloro che inseguono i guadagni disonesti e che disprezzano le
necessità degli amici”.Personaggi che operano nel settore
tentando di ammantarsi di una credibilità e una professionalità,
davvero inconsistenti. E’ miope pensare di anteporre sempre e
comunque il proprio interesse, in danno di quello dell’azienda che
si dovrebbe sostenere. Ad esempio: fornire veicoli nuovi, utilizzando
in modo distorto lo strumento bancario del factoring e
sovraindebitando il concessionario, superando il plafond concordato
con esso e, magari, con l’aggravante di una condizione dipro
soluto;Revoca del mandato di concessione, senza preoccuparsi
dello smobilizzo dei veicoli invenduti, presenti sul piazzale in gran
numero e che inevitabilmente metteranno in difficoltà, tanto l’ex
partner quanto il nuovo rappresentante; Procrastinare sine die e
magari tentare di non riconoscere mai, con argomenti pretestuosi, la
liquidazione delle spettanze relative all’espletamento dei lavori
eseguiti in garanzia, per conto del costruttore; Sobillare i
clienti, direttamente e con l’ausilio di persone all’interno
della concessionaria, convincendoli ad intraprendere azioni legali e
risarcitorie, nei confronti della concessionaria stessa. Posso
garantire che non si tratta difumus
persecuzionis, bensì di fatti oggettivi e con la più ampia
possibilità di riscontro, citando date, nomi, marchi.Ho sempre
cercato di costruire una relazione d’affari e professionale,
soprattutto se importante, non prescindendo dall’aspetto umano del
rapporto e il più delle volte ho avuto conferma di quanto questo
fattore sia importante. C’è bisogno, a mio avviso, di
riqualificare e rinsaldare i rapporti tra le aziende costruttrici e
gli operatori commerciali, proprio in virtù della stretta simbiosi
che lega gli uni agli altri. E anche se è vero che l’interesse
economico dei due soggetti non è sempre coincidente, bisogna
comunque adoperarsi per riuscire a realizzare le più ampie
convergenze sui grandi temi strategici: comunicazione, fiere,
prodotto, cultura dell’abitar viaggiando, per citarne alcuni. Lo
impongono i tempi e la crisi economica, diversamente si rischia di
non cogliere le opportunità che l’attuale situazione offre, con la
conseguenza di continuare a procedere in ordine sparso e con i conti
sempre più in rosso.l mio auspicio è di aver positivamente
contribuito in questi anni, alla formazione e all’assistenza dei
tanti appassionati dell’abitar viaggiando. Ringrazio sentitamente
tutti coloro che hanno scelto di servirsi della Holiday Center per
la realizzazione dei propri desideri ed hanno trovato soluzioni di
service adeguate alle loro necessità. Si cresce sacrificando il proprio tempo, gli
interessi personali, la famiglia. La soddisfazione di vedere la
propria azienda ingrandirsi e affermarsi, è ancora maggiore quando
anche le persone che partecipano alla vita dell’impresa, si
appassionano al proprio lavoro e si ha la netta percezione di
trovarsi sulla strada giusta, quando i risultati economici e la
qualità del lavoro aumentano di pari passo in modo costante.Tutto
questo richiede un impegno fisico, economico e cerebrale sempre
crescente, perché non si è mai appagati abbastanza. Si è portati a
credere di poter fare sempre meglio, non ci sono ostacoli troppo alti
da non poter essere superati con la giusta determinazione. Non è un
delirio di onnipotenza, bensì una ragionata consapevolezza dei
propri mezzi, dalla quale trarre sempre nuova energia. Al pari delle
sostanze stupefacenti, questa condizione crea assuefazione, per cui
non ci sono orari prestabiliti, ci si presta a coprire ruoli
disparati (amministratore, tecnico riparatore, venditore,
magazziniere, giardiniere, per citarne alcuni), pensando che è per
il bene proprio e dell’azienda, che poi, sovente, coincidono.E’
per queste ragioni e molte altre ancora, ma si rischia di scivolare
nella retorica, che la prospettiva di dover cedere la propria
creatura, crei stati d’animo contrastanti e non facilmente
gestibili. Se da una parte ci si arrende all’evidenza, che i mutati
scenari economici non ci consentono più di poter operare, con la
consueta avvedutezza e serenità di giudizio, anche in dipendenza di
fatti esposti più avanti, e questo, neanche a dirsi, turba la mente
non poco, dall’altra si cerca di placare l’animo pensando a
quante rinunce e sacrifici si sono fatti, in nome della causa, per
cui sarà bello riappropriarsi del tempo da concedere a se e alla
famiglia. Si chiude un ciclo della propria esistenza e non solo
professionale.Trent’anni di attività corrispondono a più di un
terzo della vita media di un uomo, ma questo non significa che si è
raggiunto lo status di pensionato. Come reinventarsi una vita
lavorativa, alla soglia dei cinquant’anni? Già, perché non si può
pensare di tirare i remi in barca, non solo per motivi economici, a
quest’età. Ho la presunzione di pensare di aver creato un’azienda,
al di là dei meri risultati economici, ben organizzata e strutturata
e questo indubbiamente, grazie anche al supporto dei validi tecnici
d’officina che hanno collaborato con me. Purtroppo, in momenti come
questi si rivela anche la vera natura delle persone che si conoscono
o, meglio, si pensa di conoscere. Costoro, sono gli avidi e, credo,
non possano avere migliore definizione di quella creata da Socrate:
“Coloro che inseguono i guadagni disonesti e che disprezzano le
necessità degli amici”.Personaggi che operano nel settore
tentando di ammantarsi di una credibilità e una professionalità,
davvero inconsistenti. E’ miope pensare di anteporre sempre e
comunque il proprio interesse, in danno di quello dell’azienda che
si dovrebbe sostenere. Ad esempio: fornire veicoli nuovi, utilizzando
in modo distorto lo strumento bancario del factoring e
sovraindebitando il concessionario, superando il plafond concordato
con esso e, magari, con l’aggravante di una condizione di pro
soluto;Revoca del mandato di concessione, senza preoccuparsi
dello smobilizzo dei veicoli invenduti, presenti sul piazzale in gran
numero e che inevitabilmente metteranno in difficoltà, tanto l’ex
partner quanto il nuovo rappresentante; Procrastinare sine die e
magari tentare di non riconoscere mai, con argomenti pretestuosi, la
liquidazione delle spettanze relative all’espletamento dei lavori
eseguiti in garanzia, per conto del costruttore; Sobillare i
clienti, direttamente e con l’ausilio di persone all’interno
della concessionaria, convincendoli ad intraprendere azioni legali e
risarcitorie, nei confronti della concessionaria stessa. Posso
garantire che non si tratta di fumus
persecuzionis, bensì di fatti oggettivi e con la più ampia
possibilità di riscontro, citando date, nomi, marchi.Ho sempre
cercato di costruire una relazione d’affari e professionale,
soprattutto se importante, non prescindendo dall’aspetto umano del
rapporto e il più delle volte ho avuto conferma di quanto questo
fattore sia importante. C’è bisogno, a mio avviso, di
riqualificare e rinsaldare i rapporti tra le aziende costruttrici e
gli operatori commerciali, proprio in virtù della stretta simbiosi
che lega gli uni agli altri. E anche se è vero che l’interesse
economico dei due soggetti non è sempre coincidente, bisogna
comunque adoperarsi per riuscire a realizzare le più ampie
convergenze sui grandi temi strategici: comunicazione, fiere,
prodotto, cultura dell’abitar viaggiando, per citarne alcuni. Lo
impongono i tempi e la crisi economica, diversamente si rischia di
non cogliere le opportunità che l’attuale situazione offre, con la
conseguenza di continuare a procedere in ordine sparso e con i conti
sempre più in rosso.l mio auspicio è di aver positivamente
contribuito in questi anni, alla formazione e all’assistenza dei
tanti appassionati dell’abitar viaggiando. Ringrazio sentitamente
tutti coloro che hanno scelto di servirsi della Holiday Center per
la realizzazione dei propri desideri ed hanno trovato soluzioni di
service adeguate alle loro necessità. Una persona ha lasciato un commento1.Mi associoPasquale, UnregisteredLe parole del collega delineano esattamente la situazione del nostro settore, e non solo quella attuale, anche in passato, ma mascherata da una economia “gonfiata”, ha fatto digerire tutto quello che si poteva, adesso i nodi vengono al pettine, anche per quelli che come me, non ha capelli, e bisogna fare i conti con la cruda realtà, con quelli che si sono “tuffati” in questo settore, anche senza aver fatto mai impresa, solo perchè vedevano crescere il numero di camper in strada, senza un minimo di di capacità comunicativa con il cliente nel post vendita, quindi in grado di poter vendere senza pensare che il post vendita ha un costo, e quindi senza aver guadagnato, non “sopportano” il rientro del cliente…..,le aziende che producono hanno fatto in modo di gonfiare i piazzali di carrozzieri, tabaccai, ecc.., senza offesa per queste categorie, ma che c……c’entrano con il veicolo ricrezionale, solo perchè il settore “tirava”, ma in questo caso non basta la pillola blu per farlo rialzare, c’è bisogno di un esame di coscienza, generale, di tutte le parti, ed un coraggio come lo ha avuto il collga, di dire in pubblico le cose come stanno.Un grande in bocca la lupo.Pasquale FermezzaAVVENTURA in CAMPER s.rl.Posted 30/12/2009 ; 13:21:06Scrivi un breve commento a tema con l’argomentoNome :Titolo :E-mail :Sito web :Text ColorAquaBlackBlueFuchsiaGrayGreenLimeMaroonNavyOlivePurpleRedSilverTealWhiteYellowCommento(i) :J! Reactions 1.09.01•General Site LicenseCopyright © 2006 S. A. DeCaro Una persona ha lasciato un commento 1.Mi associoPasquale, UnregisteredLe parole del collega delineano esattamente la situazione del nostro settore, e non solo quella attuale, anche in passato, ma mascherata da una economia “gonfiata”, ha fatto digerire tutto quello che si poteva, adesso i nodi vengono al pettine, anche per quelli che come me, non ha capelli, e bisogna fare i conti con la cruda realtà, con quelli che si sono “tuffati” in questo settore, anche senza aver fatto mai impresa, solo perchè vedevano crescere il numero di camper in strada, senza un minimo di di capacità comunicativa con il cliente nel post vendita, quindi in grado di poter vendere senza pensare che il post vendita ha un costo, e quindi senza aver guadagnato, non “sopportano” il rientro del cliente…..,le aziende che producono hanno fatto in modo di gonfiare i piazzali di carrozzieri, tabaccai, ecc.., senza offesa per queste categorie, ma che c……c’entrano con il veicolo ricrezionale, solo perchè il settore “tirava”, ma in questo caso non basta la pillola blu per farlo rialzare, c’è bisogno di un esame di coscienza, generale, di tutte le parti, ed un coraggio come lo ha avuto il collga, di dire in pubblico le cose come stanno.Un grande in bocca la lupo.Pasquale FermezzaAVVENTURA in CAMPER s.rl.Posted 30/12/2009 ; 13:21:06 Le parole del collega delineano esattamente la situazione del nostro settore, e non solo quella attuale, anche in passato, ma mascherata da una economia “gonfiata”, ha fatto digerire tutto quello che si poteva, adesso i nodi vengono al pettine, anche per quelli che come me, non ha capelli, e bisogna fare i conti con la cruda realtà, con quelli che si sono “tuffati” in questo settore, anche senza aver fatto mai impresa, solo perchè vedevano crescere il numero di camper in strada, senza un minimo di di capacità comunicativa con il cliente nel post vendita, quindi in grado di poter vendere senza pensare che il post vendita ha un costo, e quindi senza aver guadagnato, non “sopportano” il rientro del cliente…..,le aziende che producono hanno fatto in modo di gonfiare i piazzali di carrozzieri, tabaccai, ecc.., senza offesa per queste categorie, ma che c……c’entrano con il veicolo ricrezionale, solo perchè il settore “tirava”, ma in questo caso non basta la pillola blu per farlo rialzare, c’è bisogno di un esame di coscienza, generale, di tutte le parti, ed un coraggio come lo ha avuto il collga, di dire in pubblico le cose come stanno.Un grande in bocca la lupo.Pasquale FermezzaAVVENTURA in CAMPER s.rl. J! Reactions 1.09.01•General Site LicenseCopyright © 2006 S. A. DeCaro Copyright © 2006 S. A. DeCaro