turismo: perché la autenticità è vincente

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di Luca Stella

La Sonrisa assurge in questi giorni all’onore delle cronache non già per essere, televisivamente parlando e non solo, il “Castello della cerimonie” per eccellenza, ma anche per essere una struttura posta sotto sequestro per presunti abusi edilizi mai sanati.

Non siamo giudici ma nessuno lo è, dunque prima di prendere posizione e farsi una opinione, inviterei caldamente chiunque a leggersi le carte e pure quelle relative alla costruzione del grattacielo Pirelli di Milano. A occhio direi che le accuse sono meno gravi rispetto alla struttura lombarda e non vigendo alcun luogo a procedere per la realtà meneghina, opterei per una soluzione positiva anche per questa realtà campana, tempi della giustizia permettendo.

Ma torniamo quindi a noi, al perché ho deciso di prendere carta e penna e raccontare di quale lezione per tutto il turismo italiano, La Sonrisa rappresenti.

Essa è, senza ombra di dubbio, la struttura alberghiera e per matrimoni o cerimonie più marcatamente, orgogliosamente e fervidamente partenopea che si possa trovare in terra campana.
Mi ricorda un locale di Dallas, in Texas, dove si entra e tutto è come se si fosse trasportati nel più profondo far west. Un parallalesismo che è tutto dimostrabile.

Il successo de La Sonrisa si deve al fatto che non nega le proprie origini, le propria radici, semmai le valorizza, le esalta, le mostra con orgoglio.

Quando sento di pugliesi che vorrebbero bloccare la controra, ovvero quell’intervallo pomeridiano particolarmente esteso nel meridione per cui le attività commerciali chiudono e riaprono dopo ore, mi viene la pelle d’oca: costoro parlano e, talvolta, agiscono, senza aver capito nulla di come funziona il mercato turististico.

Leggere commenti acidi e taglienti sul centro commerciale di Molfetta, in provincia d Bari è impressionante: “se volevo vederlo restavo nel Kentucky” è quello più gentile ma la dice lunga.

Se si vuole attrarre turismo, non bisogna giocare agli americani, non bisogna rinnegare le proprie origini millenarie, non bisogna offendersi. Il camminare con i tacchi a spillo sui propri genitali è una pratica brutale e assolutamente sciocca, eppure è ciò che facciamo ogni volta che addentiamo un panino in un locale di tipica cucina etnica nord-americana, il fast-food, invece che un pezzo di focaccia nel localino dietro l’angolo.

Perché annullarsi? Perché riempirsi di termini anglofoni quando esistono i medesimi in lingua italiana?

Possibile che dobbiamo ascoltare di “sold-out” quando esiste un “esaurito” che rende ancora meglio, o quell’orribile “H24” il luogo del “24 ore su 24” che grammaticalmente è pure più corretto e quindi non ci fa fare la doppia figura peregrina: degli ignoranti nei due idiomi.

Dio benedica quindi La Sonrisa, con buona pace degli invidiosi, perché loro stanno salvando una chiave di lettura del territorio italiano che può e deve essere vincente partendo proprio dai fondamentali: la consapevolezza e l’orgoglio di essere quello che si è.


(nella foto Don Antonio Polese, figura che ancora oggi ha molto da insegnare in tema di turismo, soprattutto a certi soloni. Foto di Sabrina Galli, tutti i diritti riservati)



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