di Luca Stella
Stiamo vivendo una stagione storica unica, con una emergenza sanitaria di queste proporzioni mai vista dalla rivoluzione industriale in poi.
Ecco perché deve essere letta con estrema attenzione e cautela ed ecco perché nessuna posizione è meritoria di critica assoluta o di plauso incondizionato; i vinti o i vincitori li sapremo, probabilmente, solo dopo un processo storico che impiegherà anni.
Per ora quello che possiamo sapere è che il Caravan Salon di Düsseldorf sta andando bene, non certo tutto rose ma nemmeno tutte spine, nessuno può legittimamente gridare al miracolo e nessuno al disastro.
Parimenti ci sono aziende serie e degne della massima stima che hanno, legittimamente deciso di non partecipare, altre, altrettanto degne, che invece ci saranno e, addirittura, chi ha deciso di essere presente sia sui singoli punti vendita che in fiera.
Partiamo allora dal cercare di comprendere che il mondo e la scelta di partecipare o meno a un evento fieristico in epoca di emergenza pandemica non è una decisione facile da prendere e può rivelarsi comunque corretta o perdente.
Il mondo non è un derby calcistico, in cui ci si divide in due fazioni, in novelli Guelfi e Ghibellini, in bianchi o neri, di qua o al di là del fiume.
E adesso vi spieghiamo il perché.