Rocco e la Citroën

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Rocco e la Citröen

di Luca Stella

Camping La Batteria, Bisceglie.

Per me non un semplice luogo per diversi motivi, intanto perché ho trascorso delle belle vacanze estive per diverso tempo, il tempo dell’adolescenza, dei primi amori estivi, dell’essere in quel limbo per il quale non sai una beata cippa di nulla, eppure credi di sapere tutto.

Anni difficili, terribili, eravamo nel periodo della fine dell’emergenza terroristica, che non era ancora finita, e stava per iniziare quella “Milano da bere” che avrebbe riempito di un falso benessere e di miti bugiardi una intera generazione. Un periodo in cui c’erano Signori come Vallanzasca che ancora falciava poliziotti in autostrada e l’Italia che vinceva il suo terzo Mondiale di Calcio, quello di Spagna, illudendo ancora una volta una intera nazione che una vittoria sportiva avesse un significato che travalicava la mera competizione stessa.

Eppure Sir Winston Churchill lo aveva compreso bene, diversi decenni prima: “Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio“.

Quel campeggio con tutto il suo carico di ricordi, di emozioni e di esperienza di vita poi chiuse e solo di recente è stato riaperto, con una decisione veramente intelligente.

Ci sono tornato questa estate e ho incontrato una squadra di lavoro nella quale c’era lui, Rocco.

Rocco non è una persona normale, ma uno di quelli che svolgono il compiti con totale abnegazione che va ben al di là del dovere. Non si ferma a svolgere il compitino assegnato ma si sforza di esserci sempre e di fornire il servizio migliore.

Rocco sembra uno di quelli che ha letto, cosa che certamente non ha fatto, il numero di Marzo del 1928 del mensile britannico Autocar.

Domanda del giornalista: “Le sue automobili sono le più care eppure le più vendute di Francia, come spiega questo fenomeno?“.

Risposta di André Citroën, fondatore della omonima casa automobilistica: “una cosa ho imparato nella vita, che devi andare oltre il tuo dovere, devi spenderti di più e la gente lo capisce“.

Oggi la famiglia Alfiniti è lì e ho chiesto loro la cortesia di farmi avere una foto di Rocco; perché Rocco è Rocco, una istituzione di quel campeggio, un punto sicuro, uno che sai sempre che, qualunque cosa accade, lui c’è.

Mi spiace, caro Rocco, non averti potuto salutare quando sono partito da lì, lo faccio ora, con colpevole ritardo ma meglio tardi che mai.

Grazie al campeggio La Batteria, a tutta la squadra, grazie alla “mia” Trani che non tradisce mai e grazie anche a te, Rocco, per essere stato uno di quei tasselli che hanno reso indimenticabile questo soggiorno e che ci “costringeranno” a tornare.

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