Poche balle…

Lastoriaracconta di un settore pieno di depressi e di unaItaliain generale che pare frastornata, impaurita, scura in volto. Scusate ilfrancesismo: tuttecazzate. In Italia non si sta né meglio, né peggio che in altrenazioni comunitariee attualmente in ambitoUE, come anche le dichiarazioni di ieri aBruxelleshanno dimostrato, è quella messa meglio e sul medio periodo la sola che riesce a stare sul mercato in assenza di problemi. In compenso è quella con la popolazione che ha il minor contatto con la realtà in assoluto: vive ben al di sopra delle proprie possibilità, spendendo a più non posso, quando non si dovrebbe fare, e poi si deprime in modo illogico e assurdo quando invece tutto dice il contrario; in entrambi i casi creando problemi clamorosi che con un comportamento più equilibrato e meno isterico non si avrebbero. Chi ci capisce qualcosa dellapsichedegli italiani è bravo. Detto ciò, proprio ieri è giunta una notizia stile pugno nello stomaco o, per la serie “l’avevo detto io e in tempi non sospetti”, unconcessionario lombardoha lanciato una nove giorni dedicata aicaravanisti itineranti, quelli cioè che percorrono migliaia di chilometri all’anno conautoecaravanal seguito. Ovvio, qualche ignorante (nel senso che ignora) potrà dire che le caravan sono stanziali o che non si possono utilizzare per veloci week-end. Balle. Ebbene, questo concessionario, senza nulla togliere al suo mercato dicamperecamperisti, stanco di dover far fronte alle richieste dei suoi clienti caravanisti di equipaggiare la propria casa viaggiante conmovimentatoreetendalino, non ha fatto altro che armarsi di santa pazienza e lanciare una promozione costruita ad hoc (per chi volesse approfondire:qui). Allora il dubbio rimane ed è quello che affrontai nel mio libro scritto qualche anno or sono sull’argomento, ovvero: siamo sicuri che la situazione italiana è tetra? Siamo sicuri che è tutto buio? Siamo sicuri che non sia per caso che il mercato ha cambiato lingua e, scusate se mi cito, “…il mercato parla arabo mentre il commercio e l’industria parlano cinese, o cambiano lingua o non si possono lamentare se gli arabi non comprendono l’idioma…”. Dal milanese quindi il segnale arriva ma è di conferma, visto che altrove già si è recepito: poche menate, zero seghe mentali e combattere, perché i margini ci sono sia in Italia in senso generale che nel nostro settore nello specifico e quindi ci si muove. Per sintetizzare, ecco una frase che avevo appeso alle spalle della mia poltrona in ufficio ai tempi texani e che oggi dovrebbe essere impressa nel cervello di chiunque: “Dopo averli ammazzati tutti, sarò tra i latitanti, ma fintanto che non li ho ammazzati tutti, i latitanti sono loro e che continuino a correre e nascondersi”. Applicata ai cattivi pensieri, direi che funziona alla grande.