Più meritocrazia

Analizzando i dati dei recentissimi delCaravan SalondiDuesseldorfprima e delSalone del CamperdiParmapoi, salta all’occhio come al di là della numerica dei visitatori, il successo della formula parmense ha favorito nei fatti coloro che hanno allestito al meglio gli stand con proposte in linea con il mercato italiano, visto che ci si rivolgeva acamperisti,caravanistiecampeggiatoriitaliani. Partendo dunque da questa evidenza, ecco che emerge ancora una volta in modo preponderante nel nostro settore, ma anche per estensione nella vita pubblica e privata quotidiana, come non già il sostantivo quanto il concetto stesso dimeritocraziadiventi il punto focale su cui tutti basiamo, o dovremmo basare, la nostra azione, sia che dobbiamo acquistare uncampero unacaravan, sia che siamo nella fascia distributiva che in quella produttiva. Del resto il concetto di meritocrazia non è nuovo, essendo stato introdotto dalsociologo ingleseMichael Youngnel lontano 1958. Il termine stessomeritocraziaha origini ancora meno recenti trattandosi dell’unione del latinomerere,mereor, dunqueguadagnareoppurefarsi pagare, con il grecokratos, ossiapotere. Parlando dunque di meritocrazia ci si riferiamo alpotere del merito, dunque al principio di organizzazione su cui viene fondata qualsiasi forma di promozione e di assegnazione di potere esclusivamente sul merito. Il merito in quanto tale è poi definito dallo stesso Young secondo la notissima formula_m=IQ + E, dove “m” sta per merito, “IQ”sta perquoziente di intelligenzaed “E” sta persforzo. Il merito è, perciò, lil risultato della combinazione di due sinergie: il talento geneticamente derivato da una parte e l’impegno profuso dal soggetto nello svolgimento di specifiche attività dall’altro. Iltalentoemerge dalle specificità del contesto in cui opera, visto che il quoziente di intelligenza dipende non solo ma anche dall’educazione ricevuta in età infantile e da numerosi fattori socio-ambientali. Al contempo lo “sforzo” emerge o meno in funzione della matrice culturale della classe sociale di provenienza e questo si spiega facilmente visto che l’impegno dipende ovviamente dal riconoscimento sociale, ossia da quello che la società in cui si opera reputa di dover giudicare meritorio, che poi è quello che l’economista Adam Smith chiamava la “simpatetica corrispondenza” tra i partner sociali. Lo sappiamo tutti infatti che la medesima abilità personale e un identico sforzo vengono valutati diversamente a seconda del prevalente ethos pubblico. Ecco perché il criterio di “meritocrazia”, a dire di Young, non può essere preso come criterio per la distruzione delle risorse di potere, economico o politico che sia. Young fu talmente persuaso dalla pericolosità di questo principio che arrivò a scrivere un articolo nel 2001 in cui lamentò il fatto che il suo saggio del 1958 fosse stato interpretato alla stregua di un elogio e non come una critica radicale della meritocrazia, intesa come sistema di Governo e organizzazione dell’azione comunitaria. Ilfilosofo americano Thomar Nagel, nel 1993, era intervenuto sull’argomento chiedendosi se fosse moralmente ammissibile che qualcuno venisse agevolato nell’esercizio del potere per qualcosa che gli è stato concesso dalla natura. “Come la bellezza– scrisse –anche il talento e l’eccellenza attraggono il riconoscimento, l’ammirazione, la gratitudine: risposte che nella vita umana rientrano tra le ricompense naturali. Ma le ricompense economiche e politiche che taluni talenti sono in grado di esigere sono un’altra storia”. In soldoni, secondo Nagel, non è giusto che una grande competenza scientifica o un’elevata produttività siano in grado di avanzare un’automatica legittimazione di pretese politiche di potere. Nagel intravede nella meritocrazia il pericolo serio nell’accettazione acritica della meritocrazia che porta poi allo scivolamento verso forme velate di tecnocrazia oligarchica, ma qui si era già espresso prima e meglioAristotele, quando affermava che una politica meritocratica contiene in sé i germi che portano all’eutanasia del principio democratico. Possiamo o non possiamo essere d’accordo, e chi scrive qui non ha i titoli per poter prendere posizione in merito se non quella di leggere e ascoltare, ma in realtà è ben differente la questione se si parla di meritorietà, ovvero ci si riferisce al principio di organizzazione sociale basato sul “criterio del merito” e non sul “potere del merito”. Quante volte sentiamo affermare che “chi merita di più è giusto che ottenga di più”, non gi come dittatura del più bravo da contrapporsi a qualche forma di assistenzialismo secondo cui non a ognuno in base alle proprie capacità, ma a ognuno in base alle proprie esigenze, visto che il nodo è il principio di eguaglianza, dunque a ognuno identica base di partenza e poi che vinca il migliore. Dunque fedeli a questo principio, ci si chiede come mai nel nostro settore spesso si abbandoni il “merere” a favore del “katos”, quando invece dovrebbe essere il concetto stesso di meritocrazia la base fondante? Quando si finirà di vedere acquirenti di camper o di caravan fare dello sconto la loro base di scelta, invece di puntare decisamente sui parametri ben più seri e, concedetemelo, intelligenti, come la serietà, l’affidabilità, la nomea del concessionario? Quando finiremo di vedere stuoli di concessionari, concedetemelo, aggiungere o togliere o ritornare su marchi non già in base a una sorta di matrimonio che andrebbe fatto con il produttore, una sorta di patto se vogliamo restare in ambito laico, ma solo in base alle opportunità del momento? Quando finiremo di vedere produttori che in ambito fieristico sparano barzellette sui numeri di vendita effettuati, come se questi dicessero non solo qualcosa ma tutto, o di scegliere i punti distributivi in base al “chiedere e vediamo chi ci sta”? In questo senso l’edizione 2012 del Salone del Camper ha tracciato una strada e indicato un percorso. La meritocrazia in politica, Aristotele lo diceva già due millenni or sono, è l’anticamera della morte della democrazia ma la Storia dice anche che è il principio sul quale consumatori, distributori e produttori hanno vinto e vincono le sfide di ieri, di oggi e di domani.