Non sempre il turismo da stronzi è… …da stronzi!

Non sempre il turismo da stronzi è… …da stronzi!

In relazione all’editoriale “Terremoto: evitiamo il turismo da stronzi“, da un lettore che desidera rimanere anonimo riceviamo e volentieri pubblichiamo Egregio direttore ho letto con interesse la Sua nota alla quale vorrei replicare ed anzi  permettermi, in parte, di contraddire.La triste esperienza dellepopolazioni emilianedi questi giorni ci porta alla memoria quello che, in un non lontano passato, è accaduto qui inCentro Italia(vivo aRoma) con ilterremotodeL’Aquila. Si da il caso che sia proprietario di un piccola  casa per le vacanze inAbruzzo, anche se non proprio  nella zona dell’epicentro,  e andai a verificare la situazione di persona, tra apprensione e curiosità,  solo pochi giorni  dopo il terremoto  del 2009. Dopo aver constatato i danni (purtroppo non indifferenti)  anziché tornarmene direttamente a Roma mi allungai, come fatalmente attratto,  nella zona dell’epicentro del sisma, entrando a far parte a pieno titolo,  come  Lei lo definisce del “il turismo da stronzi”. All’epoca ero con mia moglie e mio figlio adolescente,  questi vestito di tutto punto con i suoi begli abitini  firmati, le sue scarpette di marca e con il suoiPodnuovo fiammante. Giunti davanti alletendopoliavemmo tutti modo, lo facemmo ovviamente adoperando  la massima discrezione, di vedere le strade e gli edifici semidistrutti ma sopratutto  come era costretta a vivere quella povera, incolpevole gente nelle tendopoli, vestita  di  roba rimediata  che era riuscita a malapena a procurarsi , e che si accalcava affannosamente alle poche fontanelle d’acqua e ai  servizi comuni. Era ormai  l’ora di pranzo e ci servimmo di un ben fornito camion ristoro locale che vendeva  dei panini e bevande,  parcheggiato al bivio diOnna(del resto non c’era molta scelta) e dal quale dopo pranzo acquistammo, intenzionalmente, anche diverse specialità locali, quali una grossa forma di formaggio, un paio di salamini e due bottiglie diMontepulciano d’Abruzzo doc;  poi, considerando  che tanto la benzina va messa, anche  se avevo ancora quasi metà  di serbatoio con il quale sarei potuto arrivare tranquillamente fino a Roma, feci il pieno nell’unico distributore, credo, rimasto funzionante. Risultato della giornata: lasciammo nella zona terremotata  più di 100 euro (certo non un granché) in meno di due ore, osservando attentamente l’ambiente ma guardandoci bene dall’intralciare qualsiasi forma disoccorsooassistenza. Sensibilizzati e colpiti da quel crudo spettacolo, ormai visto non solo in tv, sia io che mia moglie che mio figlio mandammo degli  sms di beneficenza; mio figlio soprattutto alquanto impressionato credo d’allora avrà valutato  diversamente le quotidiane “liti” con la quasi coetanea sorella  per l’uso esclusivo  del bagno ove c’è la vasca idromassaggio, o l’utilizzo del maxischermo domestico per giocare alla play-station. Tutti noi ci rendemmo conto di quanto sia inutile il superfluo quando non si dispone  neanche dell’indispensabile. In fondo in fondo anche se guidati all’inizio da una riprovevole forma di morbosa curiosità non lasciammo nell’oblio quegli sventurati  che qualcuno avrebbe voluto isolati come degli appestati, apportammo un minimo ma  concreto contributo economico,  stabilimmo comunque  un tacito ma non per questo meno intenso rapporto di solidarietà e affetto con quelle popolazioni ma soprattutto, lasciatemelo dire,  uscimmo tutti un po’ diversi da quella breve, intensa  esperienza;  si insomma ci sentimmo tristi,  certamente amareggiati ma non… proprio degli stronzi!