Non compresero

Qualcuno probabilmente spererà che questa sia l’ultima volta che tratto l’argomento. Sarà, però proprio oggi corrono 16 anni dalla prima volta che, in occasione di un consesso pubblico, ebbi a dire che il mettere velocemente da parte il mercatocaravanda parte di talunicostruttori italianiavrebbe portato solo a negatività che si sarebbero pagate a breve, medio e lungo termine.A questo sono seguite centinaia di miei scritti, perfino un libro e tanto altro. Si rassegni dunque chi spera che non tornerò più sull’argomento, anche perché laStoriapurtroppo è corsa a confermare le tesi che a quel tempo sostenevo, con buona pace dei sorrisini di coloro che a quel tempo non compresero. Non compresero che nell’immediato, il blocco della produzione di caravan in Italia avrebbero portato, come poi in effetti portò, importanti concessionari esteri a rinunciare alla distribuzione di veicoli ricreazionali italiani proprio perché mancanti di uno dei due capisaldi, le caravan appunto. Non compresero che nell’immediato, il blocco della produzione di caravan in Italia avrebbe portato, come poi in effetti portò, all’ingresso, proprio con quella tipologia, dei costruttori esteri in importanti concessionari italiani e poi ad allargarsi perché, loro sì, potevano proporre un catalogo completo e non zoppicante di uno dei due capisaldi. Non compresero che a medio termine si sarebbe rinunciato a un blocco importante di caravanisti in là con gli anni, diciamo over 55, che con i figli grandi sarebbero passati aicamper; un blocco che assieme a quello dei baby-pensionati e quello dei proprietari di cani o gatti era uno dei tre pilastri fondanti del popolo deicamperisti. E già allora si sapeva che le baby-pensioni sarebbero scomparse a breve come di fatto poi accadde, ma un conto è la mancanza di un target per scelte diGoverno, un altro il rinunciarsi volontariamente. Non compresero che a lungo termine il far diventare il settore de facto mono-segmento avrebbe portato, cosa che poi è accaduta, a esporre i costruttori e i concessionari a una debolezza nei confronti di una eventuale crisi in maniera drammatica. Non compresero che ogni decennio il nostro comparto vive una lunga e profonda crisi, quindi non bisogna fare altro che portare pazienza, attrezzarsi e attendere. Prima o poi sarebbe arrivata, per poi passare, ovviamente. E’ così dal 1962, perché avremmo dovuto fare eccezione? Non compresero che conoscere il passato serve per evitare il ripetere identici errori nel futuro. Tanto di errori se ne fanno, tanto vale farne di differenti; che senso ha vedere lo stesso film? Eppure quello che accade ora, per chi ha memoria, è sentire gli stessi discorsi che si sono sentiti nel 1974, nel 1985, nel 1992. Parafrasando il grande “Califfo” (quanto ci manchi): “anche questa è noia”.