di Umberto Agliastro
Newscamp.it è stato fra i pochi a recensire tempestivamente il film “Nomadland” di Chloè Zaho. Una storia dove il furgone, il Van indaga nel sociale di un’America sempre in evoluzione, dove la crescita o la decrescita, il disagio od il riscatto, il benessere o la crisi, il razzismo o la solidarietà agganciano sin dalla sua origine un “way of life” facendolo diventare cultura. Da non dimenticare che nell’800 l’America crebbe come paese trasferendosi verso Ovest su carri trainati da cavalli, precursori delle caravans, ammirati nei films western.
Nel settembre 1960 John Steinbeck affronta un viaggio attraverso gli Stati Uniti proprio a bordo di un furgone chiamato Ronzinante in compagnia del barboncino Charles Le Chien, detto Charley. Scrisse “Viaggio con Charlie” – “Per troppo tempo avevo trascurato il mio paese. La civiltà, in mia assenza, aveva fatto passi da gigante”……….questa la molla motivazionale legata ad uno stile americano e, nel suo caso, ad aver vissuto parecchio all’estero.
Il Viaggio di John Steinbeck risale all’America del “I have a dream” di Martin Luther King e di John Kennedy presidente cattolico, di una generazione di giovani delusa di lì a pochi anni dalla guerra nel Vietnam. Era lo stesso periodo del documentarista Bernhard Grzimeck, zoologo etologo, premio Oscar 1960 con il documentario “Serengeti non morirà”. A conferma delle filosofie dell’epoca scrisse, anzi predisse….: “Nei prossimi decenni, e nei prossimi secoli, gli uomini non andranno più a visitare le meraviglie della Tecnica, ma dalle città aride migreranno con nostalgia verso gli ultimi luoghi in cui vivono pacificamente le creature di Dio. I paesi che avranno salvato questi luoghi saranno benedetti ed invidiati dagli altri perché saranno la meta di fiumi di Turisti”.
Anche qui trovo puntuale Newscamp.it che parla di filosofie del Plein Air , di Puglia, di progetti, di tecnologie che in un periodo come questo sono rincuoranti e di grande stimolo. Sintetizza un esercito di persone giramondo di tutte le età che sente che deve uscire di casa alla ricerca di storie nuove per conoscere, sapere, scoprire. Alcune attraversano continenti, isole, dalle piccole cittadine alle grandi metropoli fino ai paesaggi selvaggi, ricercando con curiosità ogni aspetto della vita, umana e naturale. Una nuova gioventù zaino in spalla, moto, auto, camion, camper, caravan, barche si mette in discussione . Su molte piattaforme tanti filmati testimoniano il loro viaggiare. GoPro o Drone con in primo piano il proprio faccione a parlare al mondo, gestendo filmati di quotidianità, spesso minuti di grande vuoto. Un limite è il COMUNICARE:
Walter Bonatti prediligeva la fotografia, perché il film imponeva (all’epoca oltre ad onerose attrezzature) una sceneggiatura preventiva che faceva perdere il senso originario del viaggio e dell’informazione. La Go Pro è un grandangolo senza zoom quindi poco duttile per quanto 4K, ed il Drone affascina come idea iniziale, poi diventa un tecnicismo ripetitivo salvo fantasia e capacità a gestire il volo e quindi la ripresa. Forse la facilità del connettersi elimina involontariamente lo “straordinario”,
Steinbeck rivelava un acume unico nell’osservare la realtà sociale , una vena lirica nel descrivere l’America una abilità di comunicazione straordinaria. Il
Covid ci ha obbligato al cambio di sicurezze od abitudini ed a chiarezze, dove il saper “comunicare” , il “conoscere” rimangono una straordinaria salvaguardia, pari al vaccino.
Nomadland riflessioni
di Umberto Agliastro
Newscamp.it è stato fra i pochi a recensire tempestivamente il film “Nomadland” di Chloè Zaho. Una storia dove il furgone, il Van indaga nel sociale di un’America sempre in evoluzione, dove la crescita o la decrescita, il disagio od il riscatto, il benessere o la crisi, il razzismo o la solidarietà agganciano sin dalla sua origine un “way of life” facendolo diventare cultura. Da non dimenticare che nell’800 l’America crebbe come paese trasferendosi verso Ovest su carri trainati da cavalli, precursori delle caravans, ammirati nei films western.
Nel settembre 1960 John Steinbeck affronta un viaggio attraverso gli Stati Uniti proprio a bordo di un furgone chiamato Ronzinante in compagnia del barboncino Charles Le Chien, detto Charley. Scrisse “Viaggio con Charlie” – “Per troppo tempo avevo trascurato il mio paese. La civiltà, in mia assenza, aveva fatto passi da gigante”……….questa la molla motivazionale legata ad uno stile americano e, nel suo caso, ad aver vissuto parecchio all’estero.
Il Viaggio di John Steinbeck risale all’America del “I have a dream” di Martin Luther King e di John Kennedy presidente cattolico, di una generazione di giovani delusa di lì a pochi anni dalla guerra nel Vietnam. Era lo stesso periodo del documentarista Bernhard Grzimeck, zoologo etologo, premio Oscar 1960 con il documentario “Serengeti non morirà”. A conferma delle filosofie dell’epoca scrisse, anzi predisse….: “Nei prossimi decenni, e nei prossimi secoli, gli uomini non andranno più a visitare le meraviglie della Tecnica, ma dalle città aride migreranno con nostalgia verso gli ultimi luoghi in cui vivono pacificamente le creature di Dio. I paesi che avranno salvato questi luoghi saranno benedetti ed invidiati dagli altri perché saranno la meta di fiumi di Turisti”.
Anche qui trovo puntuale Newscamp.it che parla di filosofie del Plein Air , di Puglia, di progetti, di tecnologie che in un periodo come questo sono rincuoranti e di grande stimolo. Sintetizza un esercito di persone giramondo di tutte le età che sente che deve uscire di casa alla ricerca di storie nuove per conoscere, sapere, scoprire. Alcune attraversano continenti, isole, dalle piccole cittadine alle grandi metropoli fino ai paesaggi selvaggi, ricercando con curiosità ogni aspetto della vita, umana e naturale. Una nuova gioventù zaino in spalla, moto, auto, camion, camper, caravan, barche si mette in discussione . Su molte piattaforme tanti filmati testimoniano il loro viaggiare. GoPro o Drone con in primo piano il proprio faccione a parlare al mondo, gestendo filmati di quotidianità, spesso minuti di grande vuoto. Un limite è il COMUNICARE:
Walter Bonatti prediligeva la fotografia, perché il film imponeva (all’epoca oltre ad onerose attrezzature) una sceneggiatura preventiva che faceva perdere il senso originario del viaggio e dell’informazione. La Go Pro è un grandangolo senza zoom quindi poco duttile per quanto 4K, ed il Drone affascina come idea iniziale, poi diventa un tecnicismo ripetitivo salvo fantasia e capacità a gestire il volo e quindi la ripresa. Forse la facilità del connettersi elimina involontariamente lo “straordinario”,
Steinbeck rivelava un acume unico nell’osservare la realtà sociale , una vena lirica nel descrivere l’America una abilità di comunicazione straordinaria. Il
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