La guerra e la pace

“Si
vis pacem para bellum” per qualcuno è un passo del De Bello
Gallico di Cesare, per pochi il motto del più antico, misterioso e
potente ordine militare, quello dei Cavalieri di Santa Brigida, per
noi quel “Se vuoi la pace preparati alla guerra” dovrebbe essere
un faro che guidi sempre e comunque la nostra vita.Lo
potremmo tradurre in “se vuoi vivere tranquillo, usa il cervello e pondera molto bene”. Chissà se “si vis pacem para
bellum” fosse stato utilizzato dai costruttori di auto americani,
convinti al pari di quelli europei, che il mercato potesse crescere
all’infinito e oggi si trovano a licenziare metà dei dipendenti,
assunti nei dieci anni scorsi, quando tutti ma proprio tutti gli
indicatori dicevano che non era il caso.“Si vis pacem para
bellum”, attenzione, non significa “prepararsi al peggio”,
anche perché il dubbio rimarrebbe sempre lo stesso: chi prevede il peggio, ha
la vista lunga o porta rogna?No, “Si vis pacem para bellum”
significa davvero pensare e pesare bene tutto. Ad esempio, come
diceva il mai troppo compianto Giovanni Marcora “i voti non si
contano ma si pesano”. Ovvero mai gongolarsi per i voti ottenuti, o
nel caso nostro il numero di immatricolazioni, ma chiedersi sempreda dove arrivano e dove portano nel
medio e lungo terminee, soprattutto, la grande lezione Dorotea,
chiedersi sempre chi è il manovratore dei numeri. Si
vis pacem para bellum” per qualcuno è un passo del De Bello
Gallico di Cesare, per pochi il motto del più antico, misterioso e
potente ordine militare, quello dei Cavalieri di Santa Brigida, per
noi quel “Se vuoi la pace preparati alla guerra” dovrebbe essere
un faro che guidi sempre e comunque la nostra vita.Lo
potremmo tradurre in “se vuoi vivere tranquillo, usa il cervello e pondera molto bene”. Chissà se “si vis pacem para
bellum” fosse stato utilizzato dai costruttori di auto americani,
convinti al pari di quelli europei, che il mercato potesse crescere
all’infinito e oggi si trovano a licenziare metà dei dipendenti,
assunti nei dieci anni scorsi, quando tutti ma proprio tutti gli
indicatori dicevano che non era il caso.“Si vis pacem para
bellum”, attenzione, non significa “prepararsi al peggio”,
anche perché il dubbio rimarrebbe sempre lo stesso: chi prevede il peggio, ha
la vista lunga o porta rogna?No, “Si vis pacem para bellum”
significa davvero pensare e pesare bene tutto. Ad esempio, come
diceva il mai troppo compianto Giovanni Marcora “i voti non si
contano ma si pesano”. Ovvero mai gongolarsi per i voti ottenuti, o
nel caso nostro il numero di immatricolazioni, ma chiedersi sempreda dove arrivano e dove portano nel
medio e lungo terminee, soprattutto, la grande lezione Dorotea,
chiedersi sempre chi è il manovratore dei numeri. Si
vis pacem para bellum” per qualcuno è un passo del De Bello
Gallico di Cesare, per pochi il motto del più antico, misterioso e
potente ordine militare, quello dei Cavalieri di Santa Brigida, per
noi quel “Se vuoi la pace preparati alla guerra” dovrebbe essere
un faro che guidi sempre e comunque la nostra vita.Lo
potremmo tradurre in “se vuoi vivere tranquillo, usa il cervello e pondera molto bene”. Chissà se “si vis pacem para
bellum” fosse stato utilizzato dai costruttori di auto americani,
convinti al pari di quelli europei, che il mercato potesse crescere
all’infinito e oggi si trovano a licenziare metà dei dipendenti,
assunti nei dieci anni scorsi, quando tutti ma proprio tutti gli
indicatori dicevano che non era il caso.“Si vis pacem para
bellum”, attenzione, non significa “prepararsi al peggio”,
anche perché il dubbio rimarrebbe sempre lo stesso: chi prevede il peggio, ha
la vista lunga o porta rogna?No, “Si vis pacem para bellum”
significa davvero pensare e pesare bene tutto. Ad esempio, come
diceva il mai troppo compianto Giovanni Marcora “i voti non si
contano ma si pesano”. Ovvero mai gongolarsi per i voti ottenuti, o
nel caso nostro il numero di immatricolazioni, ma chiedersi sempreda dove arrivano e dove portano nel
medio e lungo terminee, soprattutto, la grande lezione Dorotea,
chiedersi sempre chi è il manovratore dei numeri. Si
vis pacem para bellum” per qualcuno è un passo del De Bello
Gallico di Cesare, per pochi il motto del più antico, misterioso e
potente ordine militare, quello dei Cavalieri di Santa Brigida, per
noi quel “Se vuoi la pace preparati alla guerra” dovrebbe essere
un faro che guidi sempre e comunque la nostra vita.Lo
potremmo tradurre in “se vuoi vivere tranquillo, usa il cervello e pondera molto bene”. Chissà se “si vis pacem para
bellum” fosse stato utilizzato dai costruttori di auto americani,
convinti al pari di quelli europei, che il mercato potesse crescere
all’infinito e oggi si trovano a licenziare metà dei dipendenti,
assunti nei dieci anni scorsi, quando tutti ma proprio tutti gli
indicatori dicevano che non era il caso.“Si vis pacem para
bellum”, attenzione, non significa “prepararsi al peggio”,
anche perché il dubbio rimarrebbe sempre lo stesso: chi prevede il peggio, ha
la vista lunga o porta rogna?No, “Si vis pacem para bellum”
significa davvero pensare e pesare bene tutto. Ad esempio, come
diceva il mai troppo compianto Giovanni Marcora “i voti non si
contano ma si pesano”. Ovvero mai gongolarsi per i voti ottenuti, o
nel caso nostro il numero di immatricolazioni, ma chiedersi sempreda dove arrivano e dove portano nel
medio e lungo terminee, soprattutto, la grande lezione Dorotea,
chiedersi sempre chi è il manovratore dei numeri. “Oramai
la caravan è morta, nei prossimi dieci anni ci dobbiamo prevedere ad
arrivare a trentamila camper immatricolati in un anno”, questa
frase è ben archiviata e stampata sui comunicati di una azienda di
settore e detta nel 1999 dall’allora Amministratore Delegato. Oggi
sappiamo che le caravan continuano ad avere un peso, che senza di
esse non si possono poi nel medio-lungo periodo vendere anche camper
e che quel signore è fuori da diverso tempo dal nostro settore. Come
altri che arrivavano, scorreggiano, vanno via e ci lasciano la puzza
e i conti da pagare, conti in termini economici ma anche
sociali.“Ma buttale via quelle caravan, oramai si vendono
solo camper, se vuoi stare in piedi nei prossimi anni devi cambiare”
a dirlo a un basito Marco Ceresa (Ceresa Caravan) un tizio che era
arrivato lì da fuori regione nel 2000 per conto di un mensile di
settore. Ogni volta che con Marco Ceresa si ricorda quell’episodio,
ci si fa quattro risate. Inutile ricordare che, per fortuna, non ha
mai seguito quel consiglio ma che, avendo senso imprenditoriale, ha
sempre trattato le due tipologie con identico peso e rispetto e oggi
i risultati gli danno ragione. In quella zona qualcuno ha chiuso e
altri, tra cui la sua azienda, no.“Lascia stare, è una
battaglia persa, la fiera è a Rimini e resterà a Rimini per sempre.
Non c’è altra soluzione così vincente”, a dirlo, era il 2004 il
Direttore Responsabile di un mensile di settore, alla tavola dei
giornalisti italiani, durante la presentazione Hymer. Lo sanno anche
gli stupidi e i distratti, noi non abbiamo mai fatto una lotta
fanciullesca alla fiera di Rimini, ma scientifica e razionale, ovvero
basata sui numeri, sui dati, sui riscontri e, soprattutto, su un
contatto con i nostri lettori che è continuo oramai dal 1998. Li
conosciamo e continuiamo a interrogarli, quotidianamente, stando
attenti alle loro istanze, alle loro scelte, ai loro gusti; cercando
di anticiparli o di seguirli o, talvolta, di contrastarli, perché
gli amici non sono dei leccaculo, ma devono avere il coraggio di dire
quello che pensano senza aver la pretesa di chissà quale verità.
Eppure se fino ad oggi, nonostante le richieste, nessuno è stato
capace di contrastare le nostre rilevazioni scientifiche e razionali,
ma di portare a vantaggio di Rimini solo slogan e frasi ad effetto,
una ragione ci sarà.“Si vis pacem para bellum”, “Se vuoi la
pace preparati alla guerra” è il senso di una vita e sarà anche
il titolo del mio prossimo libro.Quello per esteso: “Si
vis pacem para bellum, il ritorno a Parma”. E per Parma intendiamo il ritorno a un mercato vero, serio, normale, fatto di aziende che stanno in piedi grazie ai fatturati e agli utili.E a
proposto dei Cavalieri di Santa Brigida, la frase scritta sulla loro
bandiera è un altro capolavoro di saggezza: “Céard a cheannós
bráithlín don fhear a sinfear”, tradotto “Cosa si comprerà
come sudario per quelli che devono essere sepolti?”. Oramai
la caravan è morta, nei prossimi dieci anni ci dobbiamo prevedere ad
arrivare a trentamila camper immatricolati in un anno”, questa
frase è ben archiviata e stampata sui comunicati di una azienda di
settore e detta nel 1999 dall’allora Amministratore Delegato. Oggi
sappiamo che le caravan continuano ad avere un peso, che senza di
esse non si possono poi nel medio-lungo periodo vendere anche camper
e che quel signore è fuori da diverso tempo dal nostro settore. Come
altri che arrivavano, scorreggiano, vanno via e ci lasciano la puzza
e i conti da pagare, conti in termini economici ma anche
sociali.“Ma buttale via quelle caravan, oramai si vendono
solo camper, se vuoi stare in piedi nei prossimi anni devi cambiare”
a dirlo a un basito Marco Ceresa (Ceresa Caravan) un tizio che era
arrivato lì da fuori regione nel 2000 per conto di un mensile di
settore. Ogni volta che con Marco Ceresa si ricorda quell’episodio,
ci si fa quattro risate. Inutile ricordare che, per fortuna, non ha
mai seguito quel consiglio ma che, avendo senso imprenditoriale, ha
sempre trattato le due tipologie con identico peso e rispetto e oggi
i risultati gli danno ragione. In quella zona qualcuno ha chiuso e
altri, tra cui la sua azienda, no.“Lascia stare, è una
battaglia persa, la fiera è a Rimini e resterà a Rimini per sempre.
Non c’è altra soluzione così vincente”, a dirlo, era il 2004 il
Direttore Responsabile di un mensile di settore, alla tavola dei
giornalisti italiani, durante la presentazione Hymer. Lo sanno anche
gli stupidi e i distratti, noi non abbiamo mai fatto una lotta
fanciullesca alla fiera di Rimini, ma scientifica e razionale, ovvero
basata sui numeri, sui dati, sui riscontri e, soprattutto, su un
contatto con i nostri lettori che è continuo oramai dal 1998. Li
conosciamo e continuiamo a interrogarli, quotidianamente, stando
attenti alle loro istanze, alle loro scelte, ai loro gusti; cercando
di anticiparli o di seguirli o, talvolta, di contrastarli, perché
gli amici non sono dei leccaculo, ma devono avere il coraggio di dire
quello che pensano senza aver la pretesa di chissà quale verità.
Eppure se fino ad oggi, nonostante le richieste, nessuno è stato
capace di contrastare le nostre rilevazioni scientifiche e razionali,
ma di portare a vantaggio di Rimini solo slogan e frasi ad effetto,
una ragione ci sarà.“Si vis pacem para bellum”, “Se vuoi la
pace preparati alla guerra” è il senso di una vita e sarà anche
il titolo del mio prossimo libro.Quello per esteso: “Si
vis pacem para bellum, il ritorno a Parma”. E per Parma intendiamo il ritorno a un mercato vero, serio, normale, fatto di aziende che stanno in piedi grazie ai fatturati e agli utili.E a
proposto dei Cavalieri di Santa Brigida, la frase scritta sulla loro
bandiera è un altro capolavoro di saggezza: “Céard a cheannós
bráithlín don fhear a sinfear”, tradotto “Cosa si comprerà
come sudario per quelli che devono essere sepolti?”. Oramai
la caravan è morta, nei prossimi dieci anni ci dobbiamo prevedere ad
arrivare a trentamila camper immatricolati in un anno”, questa
frase è ben archiviata e stampata sui comunicati di una azienda di
settore e detta nel 1999 dall’allora Amministratore Delegato. Oggi
sappiamo che le caravan continuano ad avere un peso, che senza di
esse non si possono poi nel medio-lungo periodo vendere anche camper
e che quel signore è fuori da diverso tempo dal nostro settore. Come
altri che arrivavano, scorreggiano, vanno via e ci lasciano la puzza
e i conti da pagare, conti in termini economici ma anche
sociali.“Ma buttale via quelle caravan, oramai si vendono
solo camper, se vuoi stare in piedi nei prossimi anni devi cambiare”
a dirlo a un basito Marco Ceresa (Ceresa Caravan) un tizio che era
arrivato lì da fuori regione nel 2000 per conto di un mensile di
settore. Ogni volta che con Marco Ceresa si ricorda quell’episodio,
ci si fa quattro risate. Inutile ricordare che, per fortuna, non ha
mai seguito quel consiglio ma che, avendo senso imprenditoriale, ha
sempre trattato le due tipologie con identico peso e rispetto e oggi
i risultati gli danno ragione. In quella zona qualcuno ha chiuso e
altri, tra cui la sua azienda, no.“Lascia stare, è una
battaglia persa, la fiera è a Rimini e resterà a Rimini per sempre.
Non c’è altra soluzione così vincente”, a dirlo, era il 2004 il
Direttore Responsabile di un mensile di settore, alla tavola dei
giornalisti italiani, durante la presentazione Hymer. Lo sanno anche
gli stupidi e i distratti, noi non abbiamo mai fatto una lotta
fanciullesca alla fiera di Rimini, ma scientifica e razionale, ovvero
basata sui numeri, sui dati, sui riscontri e, soprattutto, su un
contatto con i nostri lettori che è continuo oramai dal 1998. Li
conosciamo e continuiamo a interrogarli, quotidianamente, stando
attenti alle loro istanze, alle loro scelte, ai loro gusti; cercando
di anticiparli o di seguirli o, talvolta, di contrastarli, perché
gli amici non sono dei leccaculo, ma devono avere il coraggio di dire
quello che pensano senza aver la pretesa di chissà quale verità.
Eppure se fino ad oggi, nonostante le richieste, nessuno è stato
capace di contrastare le nostre rilevazioni scientifiche e razionali,
ma di portare a vantaggio di Rimini solo slogan e frasi ad effetto,
una ragione ci sarà.“Si vis pacem para bellum”, “Se vuoi la
pace preparati alla guerra” è il senso di una vita e sarà anche
il titolo del mio prossimo libro.Quello per esteso: “Si
vis pacem para bellum, il ritorno a Parma”. E per Parma intendiamo il ritorno a un mercato vero, serio, normale, fatto di aziende che stanno in piedi grazie ai fatturati e agli utili.E a
proposto dei Cavalieri di Santa Brigida, la frase scritta sulla loro
bandiera è un altro capolavoro di saggezza: “Céard a cheannós
bráithlín don fhear a sinfear”, tradotto “Cosa si comprerà
come sudario per quelli che devono essere sepolti?”. Sono stati lasciati 2 commenti1.Vaticinio?Ospite, UnregisteredCaro Direttore,ci ha abituato a leggere Sue istanze razionali e piacevoli anedottiche ad effetto e glie ne sono grato. Come qualcuno che mi ha preceduto a commento di simili artiocoli, sono curiosissimo di conoscere i nomi di persone che lei cita, certo che tali parole sono state pronunciate e che tali soggetti hanno fatto – mi pare – il loro tempo. Ritengo infatti che più che cercare apologie, spesso il giornalismo possa “scongiurare” nocivi amarcord. E di questi tempi non ne abbiamo certo bisogno.Confido nella sua comprensione e lei…si diletti ad aumentare il piacere della critica nei lettori attenti come – credo- siano tanti par mio.GianniPosted 06/01/2010 ; 21:54:192.Cavaliere di Santa Brigida?Francesco Colnaghi, UnregisteredCaro Direttore non mi stupisco che proprio Lei citi il potente e oscuro ordine dei Cavalieri di Santa Brigida. I Templari sono stati semisconosciuti per secoli fintanto che qualcuno per caso non li sdoganò, magari ci fosse chi si occupasse di costoro, così potenti da andare e venire in tempo di guerra fredda dall’URSS utilizzando gli aerei di Armand Hammer e della Occidental Petroleum.Al direttore responsabile da lei citato ci sono quasi giunto per esclusione: uno non c’è più, un altro è troppo fresco, ne restano due e il più vecchio immagino si muova poco.Una ultima nota me la consenta su quella frase gaelica: “Céard a cheannós bráithlín don fhear a sinfear”, che ricordo come titolazione di un discorso tenuto nel 1987 da un giovane italiano presso il Museo dei Sinclair in Scozia. Quei Sinclair. Il nome e il cognome erano identici ai suoi, è una casuale omonimia o mi trovo decenni dopo a leggere dello stesso autore?Posted 06/01/2010 ; 23:29:53Scrivi un breve commento a tema con l’argomentoNome :Titolo :E-mail :Sito web :Text ColorAquaBlackBlueFuchsiaGrayGreenLimeMaroonNavyOlivePurpleRedSilverTealWhiteYellowCommento(i) :J! Reactions 1.09.01•General Site LicenseCopyright © 2006 S. A. DeCaro 1.Vaticinio?Ospite, UnregisteredCaro Direttore,ci ha abituato a leggere Sue istanze razionali e piacevoli anedottiche ad effetto e glie ne sono grato. Come qualcuno che mi ha preceduto a commento di simili artiocoli, sono curiosissimo di conoscere i nomi di persone che lei cita, certo che tali parole sono state pronunciate e che tali soggetti hanno fatto – mi pare – il loro tempo. Ritengo infatti che più che cercare apologie, spesso il giornalismo possa “scongiurare” nocivi amarcord. E di questi tempi non ne abbiamo certo bisogno.Confido nella sua comprensione e lei…si diletti ad aumentare il piacere della critica nei lettori attenti come – credo- siano tanti par mio.GianniPosted 06/01/2010 ; 21:54:19 Caro Direttore,ci ha abituato a leggere Sue istanze razionali e piacevoli anedottiche ad effetto e glie ne sono grato. Come qualcuno che mi ha preceduto a commento di simili artiocoli, sono curiosissimo di conoscere i nomi di persone che lei cita, certo che tali parole sono state pronunciate e che tali soggetti hanno fatto – mi pare – il loro tempo. Ritengo infatti che più che cercare apologie, spesso il giornalismo possa “scongiurare” nocivi amarcord. E di questi tempi non ne abbiamo certo bisogno.Confido nella sua comprensione e lei…si diletti ad aumentare il piacere della critica nei lettori attenti come – credo- siano tanti par mio.Gianni 2.Cavaliere di Santa Brigida?Francesco Colnaghi, UnregisteredCaro Direttore non mi stupisco che proprio Lei citi il potente e oscuro ordine dei Cavalieri di Santa Brigida. I Templari sono stati semisconosciuti per secoli fintanto che qualcuno per caso non li sdoganò, magari ci fosse chi si occupasse di costoro, così potenti da andare e venire in tempo di guerra fredda dall’URSS utilizzando gli aerei di Armand Hammer e della Occidental Petroleum.Al direttore responsabile da lei citato ci sono quasi giunto per esclusione: uno non c’è più, un altro è troppo fresco, ne restano due e il più vecchio immagino si muova poco.Una ultima nota me la consenta su quella frase gaelica: “Céard a cheannós bráithlín don fhear a sinfear”, che ricordo come titolazione di un discorso tenuto nel 1987 da un giovane italiano presso il Museo dei Sinclair in Scozia. Quei Sinclair. Il nome e il cognome erano identici ai suoi, è una casuale omonimia o mi trovo decenni dopo a leggere dello stesso autore?Posted 06/01/2010 ; 23:29:53 2.Cavaliere di Santa Brigida?Francesco Colnaghi, Unregistered Caro Direttore non mi stupisco che proprio Lei citi il potente e oscuro ordine dei Cavalieri di Santa Brigida. I Templari sono stati semisconosciuti per secoli fintanto che qualcuno per caso non li sdoganò, magari ci fosse chi si occupasse di costoro, così potenti da andare e venire in tempo di guerra fredda dall’URSS utilizzando gli aerei di Armand Hammer e della Occidental Petroleum.Al direttore responsabile da lei citato ci sono quasi giunto per esclusione: uno non c’è più, un altro è troppo fresco, ne restano due e il più vecchio immagino si muova poco.Una ultima nota me la consenta su quella frase gaelica: “Céard a cheannós bráithlín don fhear a sinfear”, che ricordo come titolazione di un discorso tenuto nel 1987 da un giovane italiano presso il Museo dei Sinclair in Scozia. Quei Sinclair. Il nome e il cognome erano identici ai suoi, è una casuale omonimia o mi trovo decenni dopo a leggere dello stesso autore? J! Reactions 1.09.01•General Site LicenseCopyright © 2006 S. A. DeCaro Copyright © 2006 S. A. DeCaro