Se io fossi un concessionario che farei

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Se io fossi un concessionario che farei…

Bene, letta ora la notizia del raduno caravanistico, (Prima Festa delle Roulotte itineranti, ndr) mi piacerebbe sapere noi concessionari cosa dobbiamo fare che già non facciamo!

(firmata)

Risponde Luca Stella

Lungi da me insegnare il lavoro ad altri, ma da caravanista avendo avuto contatti con operatori commerciali di altre nazioni, direi che qualche spunto si trova.

E questo è il primo punto, ovvero che bisogna essere utenti per avere la giusta sensibilità. Del resto, come ripeto sempre: “comprereste mai la carne da un macellaio vegetariano?“. Ecco, appunto.

Quindi uscendo dai miei metri quadrati e affrontando, da caravanista, il mondo, scoprirei, per esempio che durante le fiere o i raduni importanti, come questo, in Gran Bretagna il concessionario è uso offrire servizi.

Questo non significa “sconti”, una delle poche parole che troppi concessionari italiani conoscono.

Il servizio significa che se sono nei pressi di Firenze, ergo in Toscana, mi precipiterei ad offrirmi come servizio assistenza per le marche di competenza.
Un bel modo per essere attivi e fattivi.

In fondo pensiamo ad aziende leader come AL-KO e Thetford che in Italia sono attivissime e sempre presenti quando ci sono masse critiche di utenti che si incontrano e domandiamoci poi se, oltre a produrre manufatti di eccellenza, questa vicinanza non porti anche ad altro.
Altro in termini meramente commerciali ma anche di sensiblità al mercato e, mi permetta, di rispetto del cliente.

Già, e chi non è in Toscana, ossia la regione che ospiterà l’incontro? Poco male. La fiera di Birmingham insegna che una intera nazione si mobilita. Il concessionario là offre un check tecnico a coloro che sono in procinto di recarsi all’evento. Un modo intelligente e pratico per farsi conoscere, poter far apprezzare la propria professionalità e competenza (però bisogna averla).

Poi ci sarebbe da copiare quello che fanno già da decenni anche i concessionari svizzeri, quelli austriaci e, in parte devo ammettere, quelli svedesi. Ma direi che come inizio sarebbe già ottimo, un grande passo. Per scoprire come fanno gli altri, che prendano auto, la caravan e che ci vadano. Non è che dobbiamo sempre fare consulenze gratis a beneficio anche di chi scrocca competenze, no?

Ultimo ma non ultimo, la mancanza di coraggio nel firmarsi, mandando la email dal un generico “info@”, non è proprio il massimo…

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