Fiera al Sud, ci avete pensato bene?

Fiera al Sud, ci avete pensato bene?

CaroIvan Perriera, mi rivolgo a te qualeCoordinatore Nazione U.C.A.–Unione Club Amici– che si è fatta portatrice di una azione meritoria come quella di unapetizioneal fine di suggerire al settore un grandeevento fieristicodi caratura nazionale nelSud Italia(Una fiera del Turismo Itinerante nel Sud Italia). Premesso quindi che ogni azione è degna di rispetto, indipendentemente da come la si pensi, ecco che la domanda che emerge prepotente da questa suggestione è la seguente: ma ci avete pensato bene oppure è solo unsentimentcomune a una fascia, non importa di quale ampiezza percentuale, del popolo deicamperistie deicaravanisti? Lo dico perchè nel comunicato cheNewscampha pubblicato con cui ufficializzavate l’iniziativa si leggono ragionamenti figli dislogane ci sta in uncomunicato stampa, ma poi bisogna andare oltre, riempendo di contenuti la proposta, oppure si rischia lademagogia. Demagogia che ha portato il settore per troppi anni, per esempio, a insistere suRiminiquale location di fiera nazionale, quando i dati dicevano altro e quando i numeri poi hanno dimostrato altro. Lo sappiamo bene che lo scrivente è stato il solo, nel lontano 2001 a pubblicare dati, cifre, numeri che evidenziavano al di là di ogni ragionevole dubbio, come la location ideale per una fiera nazionale di inizio stagione fosse a ricercarsi entro il limite geografico diBologna, non più sotto, e se oggi il settore paga, paga anche per scelte strane come la localizzazione errata di quell’evento e chi l’ha sostenuta è complice per quella scelta della situazione attuale. Anche perché all’epoca ci arrivava anche un bambino, semplicemente guardando quello che capitava altrove, su 95 fiere nazionali in 5 continenti nel periodo agosto-dicembre nel nostro settore, nemmeno una si svolgeva fuori dal 60-70% di mercato acquisito, come mai solo l’Italia ne aveva una al di fuori di tale limite? Così ora, parlare di Sud Italia non ha senso e non perché quel mercato non ha rilevanza ma perché, se vogliamo e dobbiamo essere scienza e non demagogia, non esiste una sola parte del territorio meridionale capace di avere una popolazione al metro quadrato compatibile con quella del nord. E quindi comunque non si riesce a raggiungere un bacino di influenza minimamente accettabile. Qualunque fosse la localizzazione si scontenterebbero fasce troppo larghe di popolazione meridionale. Il territorio è troppo vasto e troppo poco popolato. Consiglio di utilizzare lo strumento principe in questi casi: ildiagramma di Voronoi. Basta quello e non parliamo di chissà quale astrazione folle. Il diagramma di Voronoi è utilizzato, per esempio, dalle grandi multinazionali della distribuzione (Mc Donald’seIkeabastano come esempi?), quindi del commercio rivolto al cliente finale, per comprendere se, dove, come e quando aprire un punto vendita e ci si azzecca con una percentuale di errore infinitesimale. Quel diagramma correlato al nostro settore dice in modo inconfutabile quello che noi scrivemmo nel lontano 2001, ovvero cheParmanon è Rimini, e per fortuna del settore! Così visto che proponete una fiera nazionale per il Sud Italia che apra il nuovo anno, provate a localizzare una qualsiasi città del Sud Italia (ma anche del Centro) e noterete, visto che la matematica non è una opinione, che non esiste una sola località non dico ideale ma accettabile. O ci avete provato e i dati dicono altro? Sarebbe interessante saperlo. Pericoloso anche il paragone con fiere primaverili estere, come la troppo esaltataCMTdiStoccarda. Lasociologiaci dice che il mercato tedesco è diviso in due parti, la Germania difatti al contrario dell’Italia è più lunga e più larga, si vede anche ad occhio nudo confrontando le cartine e conseguentemente anche gli utilizzatori sono differenti. E infatti il diagramma di Voronoi dimostra l’esatta localizzazione delCaravan SalonaDuesseldorfe del lander su cui insiste Stoccarda per quella di inizio anno (peraltro con settore merceologici non perfettamente sovrapponibili, altrimenti addio CMT). La sociologia ci dice anche che ilparco utenti italianodel nostro settore non è omologo a quellotedescoofrancese, ma semmai quasi identico a quelloinglese. E qui allora dobbiamo domandarci come mai la distribuzione di settore non prende spunto da quel sistema distributivo, da cui trarrebbe grande vantaggio, ma questo è un altro discorso. Si potrebbe andare avanti, analizzando la popolazione dei visitatori fieristici nelle varie zone d’Italia, ma rischieremmo di annoiare ilettoridi Newscamp. Direi che ce n’è già per invitare a unalettura analiticasu questi punti, al fine di passare dagli slogan alle fasi attuative. Firmare una petizione è a costo zero, ma non basta, anzi al di là del sentiment ci sono i numeri, con tutto il rispetto per chi firma, ma alla fine quelli contano. Bisogna farsi proposta e le proposte devono essere supportate da analisi, dati oggettivi e questi, mi spiace, ma non ci sono o, nel caso ci fossero, sarebbe opportuno farli emergere perché le analisi a oggi dicono altro.