Facebook, non è un addio ma quasi

Facebook, non è un addio ma quasi

La storia del nostro settore racconta di comeNewscampabbia sempre avuto una sensibilità per isocial network, senza però innamorarsene mai; senza cioè vederli come una sorta di folgorazione sullavia per Damasco, taumaturgica isola in un mare quotidiano tetro e grigio. Diciamolo chiaramente, se una persona ha bisogno di frequentare un social network, ma potrebbe essere anche uncircolo bocciofilapiuttosto che lapalestraper avere un attimo di respiro rispetto alla propriavita quotidiana, allora la soluzione rappresenta una via di fuga, certa prosecuzione del problema, che deve essere affrontato prima o poi. E, come si conviene, è sempre meglio prima che poi. Quindi ben vengano i social network ma presi per quello che sono, dei momenti. Anche perché la curva di popolarità dei social network e la loro vita sul web è davvero breve. Pensiamo ai variNetLog,Hi5,SecondLife,My Space, per esempio, precursori diFacebook, che hanno vissuto impennate incredibili e proporzionali rovinose cadute. Oggi è il momento nero di Facebook? Stando ai numeri pare proprio di sì. Se pensiamo che come tutti i social network e non solo, Newscamp ne è un esempio, campano di pubblicità, vedere che nel solo 2009 ben 158milioni di persone sono state rimosse dalla categoria “amici” e che nel 2011 se ne sono aggiunti altri mezzo miliardo, significa che un problema c’è. Meno contatti, meno amici, uguale meno introiti pubblicitari. Il perché lo ha spiegato fin troppo beneKaren North, direttice dell’Annenberg Program, una delle massime autorità in tema di social network a livello internazionale: “Facebook e il suo business si basano sulle interconnessioni tra le persone e sulle informazioni che queste si scambiano tra loro. Se gli utenti restringono la loro rete, eliminano gli amici, la capacità di Facebook di avere informazioni sui profili ne risentirà, e di conseguenza anche la sua capacità di inviare pubblicità su misura, cucita sartorialmente sui nostri interessi e curiosità”. E Karen, che non è una fan pro questo o quel social network, ma una seria e rigorosa scienziata, prosegue affermando che: “molti tendono a trascorrere meno tempo di prima su Facebook e comunque in modo molto meno attivo”.La colpa? C’è chi dice che Facebook contribuisce alla rottura di solide amicizie ultradecennali mentreTwitterpermette di stringere amicizie nuove e vere, altri ritengono che il fenomeno sia dovuto agli smartphone, per i quali Twitter è l’ideale; c’è poi chi punta alla crescita invece dei social network verticali, comeLinkedino, nel nostro settore,YouCamp, dimenticando forse che i social network verticali sono una cosa, quelli orizzontali, come Facebook ,Twitter oGoogle+ altro ed è sempre pericoloso confondere le mele con le pere, sebbene entrambi siano frutti. La verità invece è più banale e si chiamamoda. I social networkorizzontalihanno un ciclo di vita e se guardiamo lagaussianadi Facebook è in declino, così come Twitter in rapida ascesa. Facciamo dunque il funerale a Facebook e sposiamo Twitter? Troppo presto per trasformare una osservazione in azione, senza però negare che la strada è probabilmente quella. Per questo Newscamp pur continuando a coltivare il suo orticello su Facebook da due anni ha aperto una finestra anche su Twitter, senza però tralasciare i social network verticali, perché comunque YouCamp è una realtà unica e vera nel settore ed essendo specifica del nostro mondo non risente del fattore moda. Quindi per ora, Newscamp resta osservatore attento della fenomenologia, considerando ancora Facebook ma virando su Twitter e senza dimenticare che altri social network si vedono all’orizzonte, da quell’Instagramche sta crescendo bene all’interessantissimoPinterestche promette molto bene, senza tralasciareFaceskin, la cui anticipazione appare piuttosto vaga e per nulla chiarificatrice ma che bisogna osservare con attenzione perché l’ideatore è qualcuno che in ambito media ha dimostrato spesso di avere la vista lunga:Claudio Cecchetto. Dunque vedremo cosa accadrà, con la certezza che Newscamp sarà come sempre sui cavalli vincenti, fintanto che tali si dimostreranno, perché comunicare sulle stelle cadenti porta a pensare e ad agire poi come cadenti. E chiudiamo con una riflessione che dimostra la qualità del lavoro che tendiamo a portare avanti. Da anni c’è la corsa alle indicizzazioni suGoogle, visto da molti come indice di popolarità. Corsa che Newscamp ha sempre evitato proprio perché è nella natura stessa del tipo di indicizzazione di questo popolare motore di ricerca il suo limite più grande e quindi partecipare alla corsa significa adeguarsi e quindi perdere in termini diredemption, un lusso che nessun media sul web può permettersi se vuole realmente comunicare al maggior numero di persone possibili. A gennaio si scopre che come motore di ricerca, ogni 100 utilizzatori, 60 (in calo) usano Google e ben 40 (in crescita) usanoYouTube. E’ la direzione presa da Newscamp, conNewscampTV, dal lontano 2008, perché non bisogna cavalcare l’onda, ma prevederla con un anticipo che non sia inutilmente ampio ma congruo. Cosa che abbiamo fatto. Questa è la linea, questo è il lavoro svolto e questa è la direzione che un web-media, come Newscamp ma non solo, deve tenere e che teniamo. Essere sempre sul pezzo, giornalisticamente parlando, ma anche sulle modalità di accesso ad essa da parte del maggior numero di utenti possibili.