Crisi e riflessioni… di Assocamp

Crisi e riflessioni… di Assocamp

In merito all’intervento del concessionario Giovanni Giordano (qui), da Assocamp riceviamo e volentieri pubblichiamo L’analisi del collega Giordano apparsa su queste pagine (o sarebbe più appropriato dire: “monitors”) la scorsa settimana è certamente realistica e condivisibile e pone in evidenza diversi aspetti critici che molte aziende del settore stanno vivendo in questo momento. La citata Assocamp, Associazione della quale ho il privilegio di essere Vicepresidente,  non è poi tanto sorpresa  dallo scoppio questa crisi anche se effettivamente si sta rivelando di particolare intensità e durata. Sono ormai  diverse stagioni che la ns Associazione lancia all’indirizzo dei produttori innanzitutto, ma anche di tutti gli altri operatori del settore, moniti sulle prospettive  di mercato la cui situazione generale, se è stata si certamente florida per tutti gli ultimi 8/10 anni, non è stata in verità, anche in negli anni migliori, priva di  punti oscuri e critici. Punti critici ed oscuri che si sarebbero potuti in seguito potenzialmente rivelare, come si stanno purtroppo ora rivelando, una vera  propria bomba ad orologeria. Personalmente è ormai un  paio di anni buoni (si potrebbe dire : …“da tempi NON sospetti”…) che vado diffondendo una mia analisi (non voglio per questo  ascrivermi nessun merito particolare ne pretesa di originalità ed intuizione ma semplicemente ho effettuato  una sintesi ed una raccolta di tutto ciò che i principali operatori, che lavoriano quotidianamente nel campo e seguono con attenzione le proprie aziende, si scambiamo  periodicamente nei vari consigli dell’Associazione) innanzitutto tra i colleghi e poi anche con gli altri operatori e addetti ai lavori ( tra cui la stampa); ma credo non ci sia niente di male, anzi possa essere opportuno, diffondere anche al grande pubblico attraverso questa utilissima vetrina di newscamp. Analisi che appare ovvia ed evidente ad alcuni operatori, ma, con mio grande stupore, ha colto di sorpresa molti altri colleghi e la maggior parte dei costruttori. Personalmente è ormai un  paio di anni buoni (si potrebbe dire : …“da tempi NON sospetti”…) che vado diffondendo una mia analisi (non voglio per questo  ascrivermi nessun merito particolare ne pretesa di originalità ed intuizione ma semplicemente ho effettuato  una sintesi ed una raccolta di tutto ciò che i principali operatori, che lavoriano quotidianamente nel campo e seguono con attenzione le proprie aziende, si scambiamo  periodicamente nei vari consigli dell’Associazione) innanzitutto tra i colleghi e poi anche con gli altri operatori e addetti ai lavori ( tra cui la stampa); ma credo non ci sia niente di male, anzi possa essere opportuno, diffondere anche al grande pubblico attraverso questa utilissima vetrina di newscamp. Analisi che appare ovvia ed evidente ad alcuni operatori, ma, con mio grande stupore, ha colto di sorpresa molti altri colleghi e la maggior parte dei costruttori. Personalmente è ormai un  paio di anni buoni (si potrebbe dire : …“da tempi NON sospetti”…) che vado diffondendo una mia analisi (non voglio per questo  ascrivermi nessun merito particolare ne pretesa di originalità ed intuizione ma semplicemente ho effettuato  una sintesi ed una raccolta di tutto ciò che i principali operatori, che lavoriano quotidianamente nel campo e seguono con attenzione le proprie aziende, si scambiamo  periodicamente nei vari consigli dell’Associazione) innanzitutto tra i colleghi e poi anche con gli altri operatori e addetti ai lavori ( tra cui la stampa); ma credo non ci sia niente di male, anzi possa essere opportuno, diffondere anche al grande pubblico attraverso questa utilissima vetrina di newscamp. Analisi che appare ovvia ed evidente ad alcuni operatori, ma, con mio grande stupore, ha colto di sorpresa molti altri colleghi e la maggior parte dei costruttori. Il mercato appunto anche negli anni “migliori” mostrava alcune aree di criticità che ho sintetizzato in quattro punti principali: 1.L’onda lunga dei finanziamenti a lungo termine.Dai primi anni del duemila il nostro settore ha beneficiato ampiamente di una generosa disponibilità di credito da parte delle finanziarie che hanno concesso all’utenza l’acquisto di un veicolo ricreazionale anche senza anticipo e per durate fino a 120 mesi. Appare quindi evidente (non a tutti ho scoperto però!) che se da un lato si beneficia al momento  di un robusto ausilio per la vendita  ci si vedrà poi costretti, nel prossimo futuro, a non rivedere più tanto presto quel cliente nelle ns. esposizioni, “inchiodato” com’è ad onorare il suo piano di pagamenti lungo quanto un mutuo immobiliare. L’onda lunga dei finanziamenti a lungo termine.Dai primi anni del duemila il nostro settore ha beneficiato ampiamente di una generosa disponibilità di credito da parte delle finanziarie che hanno concesso all’utenza l’acquisto di un veicolo ricreazionale anche senza anticipo e per durate fino a 120 mesi. Appare quindi evidente (non a tutti ho scoperto però!) che se da un lato si beneficia al momento  di un robusto ausilio per la vendita  ci si vedrà poi costretti, nel prossimo futuro, a non rivedere più tanto presto quel cliente nelle ns. esposizioni, “inchiodato” com’è ad onorare il suo piano di pagamenti lungo quanto un mutuo immobiliare. L’onda lunga dei finanziamenti a lungo termine.Dai primi anni del duemila il nostro settore ha beneficiato ampiamente di una generosa disponibilità di credito da parte delle finanziarie che hanno concesso all’utenza l’acquisto di un veicolo ricreazionale anche senza anticipo e per durate fino a 120 mesi. Appare quindi evidente (non a tutti ho scoperto però!) che se da un lato si beneficia al momento  di un robusto ausilio per la vendita  ci si vedrà poi costretti, nel prossimo futuro, a non rivedere più tanto presto quel cliente nelle ns. esposizioni, “inchiodato” com’è ad onorare il suo piano di pagamenti lungo quanto un mutuo immobiliare. 2.La crescita abnorme dei “parchi di noleggio”.Negli ultimi anni abbiamo visto come i parchi di noleggio grandi e soprattutto piccolini (esistono oltre un centinaio di “operatori” con un parco di appena 2, 3 o 4 veicoli) siano lievitati a dismisura. Questa crescita, al di là delle effettive esigenze di un reale mercato, ha costituito un panacea per molti problemi commerciali:  i centri più grandi ed affermati “buttavano” nel parco (spesso veicoli anche poco idonei allo scopo) a fine stagione i veicoli invenduti per raggiungere i targets richiesti dalle  case e per fare un po’di cassa per le nuove campionature che sarebbero arrivate di lì a breve. I più piccoli per ottenere concessioni di marchi che non avrebbero altrimenti potuto ottenere e creando un mercato di fatto inesistente. E’ quindi evidente (anche questo, ho rilevato, a pochi) che un filone che aveva assorbito importanti quantità di veicoli (siamo passati in pochi anni da ca 1.000 a 3/4.000 unità, costituendo quasi un quarto del mercato) non solo ha finito di assorbire,  ma ha dovuto, e ancora dovrà  riversare, inevitabilmente, veicoli seminuovi (da qui la crisi che colpisce in modo particolarmente dura la prima fascia) sullo stesso, unico mercato. La crescita abnorme dei “parchi di noleggio”.Negli ultimi anni abbiamo visto come i parchi di noleggio grandi e soprattutto piccolini (esistono oltre un centinaio di “operatori” con un parco di appena 2, 3 o 4 veicoli) siano lievitati a dismisura. Questa crescita, al di là delle effettive esigenze di un reale mercato, ha costituito un panacea per molti problemi commerciali:  i centri più grandi ed affermati “buttavano” nel parco (spesso veicoli anche poco idonei allo scopo) a fine stagione i veicoli invenduti per raggiungere i targets richiesti dalle  case e per fare un po’di cassa per le nuove campionature che sarebbero arrivate di lì a breve. I più piccoli per ottenere concessioni di marchi che non avrebbero altrimenti potuto ottenere e creando un mercato di fatto inesistente. E’ quindi evidente (anche questo, ho rilevato, a pochi) che un filone che aveva assorbito importanti quantità di veicoli (siamo passati in pochi anni da ca 1.000 a 3/4.000 unità, costituendo quasi un quarto del mercato) non solo ha finito di assorbire,  ma ha dovuto, e ancora dovrà  riversare, inevitabilmente, veicoli seminuovi (da qui la crisi che colpisce in modo particolarmente dura la prima fascia) sullo stesso, unico mercato. La crescita abnorme dei “parchi di noleggio”.Negli ultimi anni abbiamo visto come i parchi di noleggio grandi e soprattutto piccolini (esistono oltre un centinaio di “operatori” con un parco di appena 2, 3 o 4 veicoli) siano lievitati a dismisura. Questa crescita, al di là delle effettive esigenze di un reale mercato, ha costituito un panacea per molti problemi commerciali:  i centri più grandi ed affermati “buttavano” nel parco (spesso veicoli anche poco idonei allo scopo) a fine stagione i veicoli invenduti per raggiungere i targets richiesti dalle  case e per fare un po’di cassa per le nuove campionature che sarebbero arrivate di lì a breve. I più piccoli per ottenere concessioni di marchi che non avrebbero altrimenti potuto ottenere e creando un mercato di fatto inesistente. E’ quindi evidente (anche questo, ho rilevato, a pochi) che un filone che aveva assorbito importanti quantità di veicoli (siamo passati in pochi anni da ca 1.000 a 3/4.000 unità, costituendo quasi un quarto del mercato) non solo ha finito di assorbire,  ma ha dovuto, e ancora dovrà  riversare, inevitabilmente, veicoli seminuovi (da qui la crisi che colpisce in modo particolarmente dura la prima fascia) sullo stesso, unico mercato. 3.L’”upgrading” di prodotto/lievitazione dei parchi dell’usatoSempre negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo spostamento da un prodotto di prima fascia a veicoli di fascia superiore, sempre più costosi e sofisticati. Il fenomeno che è stato salutato come evento positivo e auspicabile sia dalle case che da molti distributori (mezzi più costosi = maggiori margini = maggiori utili aziendali) rappresenta in realtà, a mio modesto avviso, uno degli aspetti più preoccupanti ed inquietanti per il ns. settore. Denota in fatti un inaridimento del flusso di nuovi utenti che entrano nel ns. mondo. Fasce nuove di utenza che non si riescono a catturare ed una filiera sempre più corposa (fabbriche in crescita e concessionari in aumento) che “pesca sempre nello stesso mare”: e un domani…(ora leggasi già “OGGI”)? L’”upgrading” di prodotto/lievitazione dei parchi dell’usatoSempre negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo spostamento da un prodotto di prima fascia a veicoli di fascia superiore, sempre più costosi e sofisticati. Il fenomeno che è stato salutato come evento positivo e auspicabile sia dalle case che da molti distributori (mezzi più costosi = maggiori margini = maggiori utili aziendali) rappresenta in realtà, a mio modesto avviso, uno degli aspetti più preoccupanti ed inquietanti per il ns. settore. Denota in fatti un inaridimento del flusso di nuovi utenti che entrano nel ns. mondo. Fasce nuove di utenza che non si riescono a catturare ed una filiera sempre più corposa (fabbriche in crescita e concessionari in aumento) che “pesca sempre nello stesso mare”: e un domani…(ora leggasi già “OGGI”)? L’”upgrading” di prodotto/lievitazione dei parchi dell’usatoSempre negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo spostamento da un prodotto di prima fascia a veicoli di fascia superiore, sempre più costosi e sofisticati. Il fenomeno che è stato salutato come evento positivo e auspicabile sia dalle case che da molti distributori (mezzi più costosi = maggiori margini = maggiori utili aziendali) rappresenta in realtà, a mio modesto avviso, uno degli aspetti più preoccupanti ed inquietanti per il ns. settore. Denota in fatti un inaridimento del flusso di nuovi utenti che entrano nel ns. mondo. Fasce nuove di utenza che non si riescono a catturare ed una filiera sempre più corposa (fabbriche in crescita e concessionari in aumento) che “pesca sempre nello stesso mare”: e un domani…(ora leggasi già “OGGI”)? Il relativo buon andamento della fascia alta ha rappresentato inoltre un falso segnale per molti, più sprovveduti, distributori che credevano di aver venduto molto, ma si sono poi ritrovati con dei vasti parchi usato di difficile rivendita. Anzi a questo riguardo è bene rilevare come l’usato, che fino a pochi anni or sono veniva “bruciato” in poche settimane a prezzi talvolta vicini a quelli del nuovo, crescendo il parco circolante ed avvicinandosi il nostro mercato ad uno stadio di maturità, analogamente a quanto succede già da tempo nel mercato dell’auto, inizi a presentare anch’esso delle criticità per quanto riguarda  rivendita e quotazioni. 4.Proliferazione dei punti vendita = aumento dello stock globaleAnche questa elementare operazione matematica (sia che si voglia risolvere con un’addizione che con la moltiplicazione) sembra non essere stata granchè considerata dai nostri fabbricanti. In effetti è evidente che la citata, impetuosa crescita dei punti vendita, alimentata anche dalla nascita di molti marchi “cloni” o “fotocopia” che dir si voglia,  abbia portato specularmene ad una crescita dei mezzi di campionatura (termine “elegante”) che non sono altro in effetti che stock o rimanenze invenduti (termine “reale”) che debbono essere ancora una volta riversate sullo stesso unico, asfittico, mercato. Proliferazione dei punti vendita = aumento dello stock globaleAnche questa elementare operazione matematica (sia che si voglia risolvere con un’addizione che con la moltiplicazione) sembra non essere stata granchè considerata dai nostri fabbricanti. In effetti è evidente che la citata, impetuosa crescita dei punti vendita, alimentata anche dalla nascita di molti marchi “cloni” o “fotocopia” che dir si voglia,  abbia portato specularmene ad una crescita dei mezzi di campionatura (termine “elegante”) che non sono altro in effetti che stock o rimanenze invenduti (termine “reale”) che debbono essere ancora una volta riversate sullo stesso unico, asfittico, mercato. Proliferazione dei punti vendita = aumento dello stock globaleAnche questa elementare operazione matematica (sia che si voglia risolvere con un’addizione che con la moltiplicazione) sembra non essere stata granchè considerata dai nostri fabbricanti. In effetti è evidente che la citata, impetuosa crescita dei punti vendita, alimentata anche dalla nascita di molti marchi “cloni” o “fotocopia” che dir si voglia,  abbia portato specularmene ad una crescita dei mezzi di campionatura (termine “elegante”) che non sono altro in effetti che stock o rimanenze invenduti (termine “reale”) che debbono essere ancora una volta riversate sullo stesso unico, asfittico, mercato. Oggi, ormai a posteriori, cosa possiamo dire e quali indicazioni possiamo dare agli operatori? Innanzitutto quello di rimanere tra noi coesi e coordinati anche per monitorare la congiuntura.  Certamente poi compito prioritario di ogni imprenditore è quello trovare il  punto di equilibrio della propria azienda sui nuovi livelli di mercato (ovvero quello che in termini tecnici viene definita come la “traslazione del punto di pareggio”). Sicuramente uno dei ruoli istituzionale di associazioni di categoria come lo è Assocamp è quello di supportare e di sostenere i propri associati;  ma anche volendo, non credo proprio che abbiamo, ne noi ne la stessa Confcommercio, il potere di indurre il mondo bancario (vediamo che nonostante gli sforzi e le miliardarie risorse messe loro a  disposizione non ci riescono neanche i governi nazionali) a concedere maggiori crediti al ns. settore (peraltro molto limitato e circoscritto) piuttosto che ad altri. Anzi proprio a questo riguardo credo sia opportuno lanciare un ulteriore importante monito: specialmente  in una  congiuntura di estrema scarsa redditività delle nostre imprese come l’attuale, risulta inopportuno, in certi casi, anzi, addirittura pericoloso, far un uso eccessivo del credito bancario, in quanto si rischia di lavorare conleva finanziaria negativa(ovvero costo del denaro> della redditività aziendale; come dire, protraendosi tale situazione, l’anticamera del fallimento); anche perché ho notato che molte aziende più che richiedere risorse per effettuare veri e propri investimenti produttivi (e redditizi!) lo fanno quasi  unicamente per coprire errori e buchi del passato senza effettuare, per altro, nessuna sostanziale operazione di ristrutturazione/risanamento. Non dimentichiamo poi che proprio l’attuale crisi a livello mondiale è esplosa proprio per gli eccessi di indebitamento a fronte di attività che non potevano sostenerlo e non bisogna quindi certamente cadere nel diabolico errore di cercare di spegnere con la benzina il fuoco. Anzi paradossalmente proprio in queste fasi in cui il mercato va mostrando il suo vero volto si dovrebbe “rientrare”   ottimizzando e riducendo gli stock di magazzino per adeguarle a quelle che sono le effettive esigenze e dimensioni del mercato, senza seguire/subire le esortazioni/pressioni delle case. Certamente tutto ciò (ovvero alleggerimento del magazzino in fase di mercato calante) si traduce in  una drastica riduzione del volume di ordini alle case costruttrici, che potrebbe anche porle in difficoltà. Ma lasciamo a loro il compito di tarare a loro volta la produzione, e le loro dimensioni,  sulla effettiva richiesta del mercato e non su piani e programmi espansionistici effettuati unicamente a tavolino senza alcuna base ed analisi reali ne’ tantomeno consultazioni con le reti vendita e consumatori finali. Del resto rimorsi e rimpianti da parte nostra certamente non ne abbiamo,  in quanto  in passato richieste ed avvertimenti in tal senso non sono, di certo, mancate.