Estate, tempo di riesumazione per programmazione televisiva. Alcuni sostengono addirittura che sia più interessante quella estiva di quella normale.
Il palinsesto di RAI 3 offre la visione della serie “Attenti a quei due“, “The Persuaders” in inglese.
Si tratta della serie tv più famosa e popolare al mondo, con protagonisti Roger Moore, reduce dal successo di “Simon Templar” e in attesa dell’altro come “James Bond“, e Tony Curtis, all’epoca una vera icona del cinema USA.
La serie è stata un successo clamoroso in tutta Europa, con i miliardari Lord Brett Sinclair e Danny Wilde impegnati in avvenute in tutta Europa, sfrecciando con i loro bolidi, una Aston Martin per l’inglese e una Ferrari per l’americano.
Ancora oggi i primati di questa serie sono numerosi e imbattuti, come la sigla, divenuta un vero caso di studio non solo nela cinema ma perfino nei seminari universitari di comunicazione. La musica della sigla, poi, è del grande John Barry che utilizzò come strumento un quanun, strumento di origine araba, a sottolineare la competenza e la maestria non solo di Barry ma anche di chi lo ha scelto.
Sabato, 155 luglio è andato in onda l’episodio numero 11 della prima seria, quello che in originale aveva come titolo “Chain of Events”, tradotto correttamente in italiano in “Eventi a Catena”. Correttamente perché non sempre la traduzione in italiano di questa serie ha brillato a iniziare dal pirmo episodio, quello pilota, che in originale si chiamava “Overture” e che, stranamente, in italiano venne titolato orribilmente: “E’ stato un piacere conoscerti e picchiarti“.
L’episodio numero 11 si apre con la scena dei due miliardari in campeggio. Un campeggio molto particolare, perché si tratta di campeggio libero anche se libero fino a un certo punto. Nella storia, ovviamente, is sottolinea come lo stiano facendo nelle terre di proprietà dello zio di Sinclair, viste le leggi inglesi che limitano fortemente questa pratica turistica al di fuori delle strutture indicate.
E’ interessante notare l’autore della puntata, Terry Nation, ha puntato molto sugli stereotipi del modo differente di vedere il campeggio, quello britannico e quello yankee, forzandoli in modo estremo.
Si potrà notare, proprio a partire dalla fine della bella sigla e fino al minuto 14, delle scene di campeggio che certamente fanno sorridere ma che in qualche modo trasmettono anche l’amore e il forte attaccamento al turismo in libertà, al di là degli strumenti utilizzati per praticarlo, che sono propri delle popolazioni anglosassoni.
Buona visione.
https://www.youtube.com/watch?v=2Q8HGaMhsUg