A costo di…

A costo di sembrare utopistici, surreali o far la figura di non capirci nulla,Newscampha da sempre abituato i suoilettoria sostenere le proprie posizioni, e mai in maniera irrazionale ma sempre supportando i ragionamenti. Dunque a costo di sembrare utopistici, surreali o far la figura di non capirci nulla, così come nel 2002 scrivemmo che lafiera nazionaledoveva essere spostata daRiminiaParma, ricevendo pernacchie da chi poi ci ha lodato, così come nel 2008 scrivemmo che il pericolo che correva il nostro settore era l’esseremonoprodotto, ovvero con troppiconcessionariche non erano capaci di vendere anche lecaravanma solo icamper, così oggi affermiamo che lacrisi è finita, siamo al giro di boa. E’ finita da quel giorno di agosto in cui ilGovernatoredellaBCE,Mario Draghi, affermò che laBanca Centrale Europeaavrebbe fatto di tutto per salvare l’euro. Quel giorno passerà alla storia per la fine dellaterza guerra mondiale, guerra giocata non sul piano militare ma su quellofinanziario. E’ finita la guerra di chi credeva, non senza alcune ragioni, che l’euro doveva morire (e non è detto che tra tre anni non accada) e quindi aveva puntato all’acquisto dititoli di stato tedeschi, con rendimenti negativi nella certezza che il ritorno almarcotedesco avrebbe fatto rendere quegli stessi titoli del 20/ 30%. Chi ci ha creduto e investito in questa direzione ha perso e parliamo di miliardi di dollari. Nello specifico il nostro settore sta vivendo momenti positivi in nazioni come laGran Bretagnae laSvizzera, nazioni nelle quali i concessionari a costo di sforzi, hanno investito in competenza e sono capaci di vendere tutta la gamma deiveicoli ricreazionali. Ma anche l’Italianon è messa male, perché oltre 120mila visitatori all’ultimoSalone del Camperci dicono che quel polo fieristico funziona a 360 gradi, ossia come localizzazione geografica ma anche come organizzazione. Le vendite non sono state coerenti con l’afflusso del pubblico ma questo non è normale, in un mercato che ha senso non è possibile, quindi c’è stato un certo timore negli acquisti che pian piano viene superato e il monitoraggio di questi giorni conferma che così è. Ovviamente non è così per tutti, nel senso che quando si esce da una crisi, è come uscire da untunnel, il paesaggio non è più lo stesso, cambia e bisogna a essere pronti alla mutata realtà. E su questo punto, come ripetiamo sempre, non è possibile sapere quale tipologia di veicolo ricreazionale si venderà. Ma ci conforta il sapere che si venderà, a discapito di ciò che sta accadendo inGermania, la grande sconfitta in questa terza guerra mondiale, dove in moltissimi settori, nostro incluso, si registra una stagnazione se non peggio. Poi è ovvio che tutto il sistema deve funzionare, e per farlo magari, scusate la polemica, lebanchedovrebbero fare il loro mestiere, quello di banche, piuttosto che di taccagne nei confronti delle imprese e dei privati e bancomat nei confronti ora di questa ora di quella compagine politica. Quindi spetta a loro il compito difinanziare la ripresa, ma per farlo devono essere messe in grado di agire in questa direzione essendo notorio che le banche non stampano moneta ma la comprano e la rivendono. Il nostro comparto poi non subirà il blocco di altri. Perché ad esempio un dato è certo, veroVincenzo Huber?, ossia che qui più che di crisi si deve parlare di modificazione sociologica nei confronti degli acquisti da parte del pubblico. Dopo il crollo delle ideologie, seguente allacadutadelMuro di Berlino, troppa gente rimasta orfana delle ideologie dei due blocchi, non ha trovato di meglio che rifugiarsi nellabulimiad’acquisto, riempiendo le case di qualsiasi oggetto. Oggi gli acquisti si fanno più ponderati, mirati, ragionati. Ecco il motivo che vede comunque il settoreautoche ristagnerà, visto che troppe persone non sono più disposte a comperareautomobili, ossia beni primari, che si svalutano e diventano obsoleti nel volgere di un anno o talvolta anche meno. Per fortuna il nostro comparto non è primario nella stessa direzione ma lo può diventare in quelloturistico. Nel caso di auto o di altro però non si tratta di crisi ma dimodificazione dei consumi, dirottandoli verso altro. Ricordiamo che se è vero come è vero che è svanito l’Effetto Camino, ossia la reazione agliattentatialleTorri Gemelle, che ha portato tantituristia rinunciare ai viaggi aerei di lunga gittata a favore della riscoperta del territorio del proprio continente, oggi si sta profilando all’orizzonte una nuova ideologia di vita che è anche turistica, ilviaggiare per arricchirsi dentro. Non è un caso che i programmi televisivi più visti sono quelli che hanno per protagonisti cuochi, viaggi e scoperta di talenti. L’arte culinaria, al pari dell’uncinetto sono morti e sepolti da quel 1968 nel quale la lotta di liberazione della donna seppellì queste abitudini perché pare rispondessero all’equazione donna=serva. Oggi non è più così, e così è anche nel turismo e in questo ambito il nostro settore è capace di intercettare un gran numero di appassionati di arte, cultura, viaggi. Una marea umana che investe culturalmente nel tempo libero, fatto salvo chi nel proprio nucleo famigliare ha componenti con pelliccia e quattro zampe, che di fatto sono talvolta obbligati a passare al camper o alla caravan proprio per il loro componente che abbaia o miagola e che poi ne trovano benefici per tutti i componenti; ecco spiegato una parte dell’arricchimento interiore. E’ di ieri la notizia che ilRapporto Congiuntura FlashdiConfindustriaha segnalato unaripresain Italia con stagnazione che si è spostata altrove. Rispetto alFondo Monetario Internazionale, allaBanca Mondiale, le previsioni di Confindustria sull’Italia hanno il vantaggio che parlando delBel Paeseci hanno sempre azzeccato e così anche laCGIAdiMestre, anch’essa registra infatti una ripresina che indica come il giro di boa sia in atto. E anche loro morire se si sbagliano. Ognuno di noi, nel proprio ruolo, è chiamato oggi a svolgere il proprio ruolo propulsivo, credendoci, investendo nel settore e lottando. Con grinta, con capacità e competenza, con determinazione. Questo è il momento della ricostruzione e qui ci dobbiamo essere tutti. L’epoca dei piagnistei, delle lamentele, dell’indecisione è finito, morto, sepolto. La guerra è finita, l’Italia ha fatto come sempre, prima schierandosi con colui che pareva il vincitore, la Germania, salvo poi saltare dall’altra parte. La gara dei leader di coalizione in queste elezioni a chi abbasserà di più le tasse è esemplare e significativo in questo senso. Tanto che verrebbe da dire “per favore almeno una tassetta lasciatecela, tanto per non perdere l’abitudine” perché se i proclami continuano con questo tono, tra poco ci sarà qualcuno disposto a dar soldi agli italiani con tassazione zero pur di prendere un voto. Peccato che quando c’era da tagliare la spesa politica e i superstipendi dei boiardi di Stato, si è preferito attingere ai soliti noti, pensionati, persone fisiche e imprese, incassando meno e deprimendo l’economia nazionale. Però ora ci siamo, ne stiamo uscendo. Ragazzi, ora tocca ricostruire che è la cosa più bella che possa capitare, quindi rimbocchiamoci le mani. C’è una nazione in Europa, e una soltanto, che è ripartita, si chiama Italia. A noi decidere da come comportarci, magari non credendo di poter vendere solo camper o solo caravan perché almeno le schiocchezze del passato dovrebbero essere sepolte, nella fossa degli “errori madornali“.