“Intestati tutto, così io non figuro”: Automobilista FIGLIO DI PAPA’, al volante ZERO PROBLEMI I Ma conta fino a ’30’ prima di cantare vittoria

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“intestati tutto, così io non figuro”: e così, te la cavi. Da cosa? In fondo, un po’ da tutto. Specie se sei giovane, e vuoi solo guidare. E dunque? Dunque, a occuparsi di ogni cosa, è tuo padre, a cui ti sei rivolto. Dopotutto sei o non sei un figlio di papà?
Letteralmente parlando, certo: anche se la frase potrebbe esser letta in senso figurato. Una frase questa, appunto, che in moltissime famiglie italiane, è diventata quasi un classico.
Un modo per dire: “Metti tutto a nome tuo, che poi ci penso io a pagare.” E il riferimento, in tantissimi casi, riguarda proprio l’automobile.
Perché, diciamolo, il binomio “figli di papà e volante” è una storia lunga, anzi lunghissima — e spesso ha a che fare più con l’economia domestica che con il lusso o il capriccio.
Molti giovani, quando prendono la patente, sognano la libertà che dà una macchina tutta loro. Ma poi arrivano i conti, e lì la realtà è dura.
Altro che ‘mammoni’, gli automobilisti italiani sono dei figli di papà
Assicurazioni altissime, bollo auto, manutenzione e tasse varie rendono difficile per un neopatentato sostenere da solo le spese. Ecco allora che entra in gioco il “papà” o, in generale, un familiare più grande — magari con più esperienza assicurativa e una classe di merito più bassa — che si offre di intestare l’auto a proprio nome.
La logica è semplice: se l’auto è intestata al genitore e l’assicurazione pure, il premio annuale sarà molto più basso. Un risparmio che, in tempi di crisi, può fare la differenza. Ma attenzione: non è tutto oro quel che luccica.

Ecco cosa dice la legge
La legge, infatti, permette questa pratica, ma con dei limiti precisi. Chi guida un’auto intestata a un altro deve essere comunque inserito nella polizza assicurativa come conducente abituale, altrimenti in caso di incidente le cose possono complicarsi parecchio. Inoltre, il D.M. 30 ottobre 2014 ha introdotto l’obbligo di comunicare all’Archivio Nazionale dei Veicoli chi utilizza stabilmente un mezzo non proprio per più di 30 giorni consecutivi.
In altre parole, se tuo padre ti intesta l’auto ma sei tu a usarla tutti i giorni, dovresti risultare formalmente come utilizzatore abituale.
In caso contrario, se succede qualcosa, potresti non solo perdere la copertura assicurativa, ma anche incorrere in multe salate e problemi legali. Quindi sì, la pratica del “figlio di papà” che guida l’auto del genitore è ancora diffusissima — e, in certi casi, utile — ma richiede attenzione e trasparenza. In fondo, non si tratta solo di risparmiare qualche euro, ma di tutelarsi davvero. Perché se è vero che “l’auto di papà” può farti sentire più tranquillo, è altrettanto vero che la legge non scherza: meglio essere chiari su chi guida e chi paga, prima di ritrovarsi nei guai.