8 marzo Festa delle Donne come Ada Pace

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Ada Pace

8 marzo Festa delle Donne come Ada Pace

di Luca Stella

L’8 marzo è la Festa delle Donne, una festa che perde senso, svenduta com’è da tante cretinette che per sentirsi vive sprecano tempo sputtanando questa festa in qualche strip club maschile con le amiche, disperate anch’esse.

Newscamp.info ha deciso invece di ricordare questa festa e darle un senso vero riportandola a dignità, grazie al ricordo di Ada Pace, tratto da un racconto di Luca Stella scritto il 15 novembre 2016, in occasione della morte di questa donna, per il mensile americano Car&Driver.

Se si chiede al popolino quale sia il pilota automobilistico più importante, certamente si sentiranno risposte banali e scontate come Tazio Nuvolari oppure Gilles Villeneuve o, ancora, Ayrton Senna o Michael Schumacher o Fernando Alonso.
Se mi si chiede chi siano i piloti più importanti nel mondo automobilistico, io penso a tre nomi e curiosamente tutti italiani: Cesare Perdisa, Lella Lombardi e Ada Pace.

Di Cesare Perdisa vorrei solo ricordare che da giovanotto, con la vecchia Fiat 1100 B del papà si nascondeva sui viottoli delle colline bolognesi, attendeva i giovani della buona borghesia che sfrecciavano con le Giulietta Sprint, li vedeva passare, contava fino a 100 e poi li andava a riprendere e li sorpassava.
Di Lella Lombardi non posso scrivere o dire nulla. Ogni volta la commozione per la grande Lella, maestra di vita prima che sportiva, appanna la vista e smorza le parole, proprio come ora.
Di Ada Pace, Miss Sayonara, si può e si deve parlare, si dovrebbe urlare la sua storia e le donne di oggi dovrebbero prendere esempio da lei che è stato il più grande pilota automobilistico di tutti i tempi e anche un pilota motociclistico di ottimo livello.

Era appena finita la guerra, il voto alle donne ancora là da venire e Ada già partecipava alle gare monomarca promosse dai Vespa Club.
I risultati furono tali che i dirigenti della Piaggio le affidarono una Vespa ufficiale con la quale partecipò alle competizioni previste per i piloti ufficiali con risultati veramente significativi.
La carriera sarebbe potuta proseguire nel mondo motociclistico e invece Ada ne combina una delle sue.

Il giorno è storico per l’automobilismo mondiale. Il 21 aprile 1951 Ada Pace si presenta con una vecchia e obsoleta Fiat 1500 6C al via della Torino- San Remo.
Partecipa e vince.

E’ la rivoluzione e, soprattutto, un gran bel problema. Sì perché il regolarmente non prevedeva che partecipassero donne, non c’era scritto nulla al riguardo, perché si partiva dal presupposto che pilotare automobili da corsa fosse cosa da uomini.
Ada Pace uomo non lo era, anzi.

Problemone per gli organizzatori ma pure per la famiglia. Perché all’epoca, dobbiamo dirlo?, una donna che guidava diciamo che non fosse vista come una meretrice, ma sicuramente come una di malaffare.

Si giunge alla conclusione che Ada verrà premiata non con la Coppa ma con un mazzo di fiori e che giungerà nel paddok con l’auto da corsa sul cui sedile del passeggero sarà seduta la mamma. Perché l’onore e la moralità della nubile Ada devono essere salvate!

Da quel momento i sonni dei piloti italiani diventano incubi. Ada Pace diventa una testa di serie, un pilota di punta. E conferma il proprio palmares a suon di vittorie su vittorie. I piloti maschi ogni volta presentano reclami, cui seguono interrogazioni parlamentari, visite a casa del Parroco per farla desistere, fino a denunce alla Magistratura.

A sistemare chi è abbonato a farsi battere ci pensa un grande dell’automobilismo mondiale, Renzo Castagneto. Chi se non lui, l’inventore e l’organizzatore della Mille Miglia, ossia la gara più popolare al mondo, può mettere la parola fine a questa storia?

E così nel 1957, Circuito di Lumezzane, ennesimo reclamo e Renzo Castagneto decide di far sottoporre a verifiche da parte dei commissari sia l’auto con cui Ada ha vinto che quelle di chi è giunto secondo e terzo, che poi sono coloro che hanno presentato i reclami. Morale della favola: l’auto di Ada risulta regolare, mentre le altre due no e quindi i due ricorrenti vengono squalificati.
Da quel momento nessuno osa più reclamare.

Insomma, Ada vince e vince nonostante le irregolarità altrui. Una bellissima lezione di lealtà sportiva che risulta vincente a dispetto di tutto e di tutti.

Di certo Ada non fa nulla per rendersi simpatica, nel senso che quando viene aggredita, risponde per le rime. Ed ecco che la decisione è presa. Dopo l’ennesima gara alla fine della quale il secondo e il terzo arrivato si rifiutano di salire sul podio per non essere inferiori a una donna, Ada decide di passare al contrattacco e dalla gara successiva toglie la targa regolare dal porta targa della sua auto e al suo posto ne mette una con scritto solamente: “Sayonara”.
Un modo simpatico per salutare i colleghi maschi una volta superati.
Tradotto: se proprio vi rode, allora iniziate dal sorpasso.

E’ così che nacque il mito di Miss Sayonara. E Miss Sayonara fu fondamentale per le donne degli anni ’50 e ’60 che presero la patente prima e l’auto dopo. Intere generazioni si ispirarono a lei per acquisire quella dignità automobilistica che pareva non dovessero avere.

Poi Ada decise di andare oltre.
Siccome molte gare erano divise per categorie, lei si iscriveva a due categorie, una utilizzando il soprannome di Sayonara e l’altra il proprio nome e cognome. Un modo per calcare ancora di più la mano e far vedere ai maschietti di che pasta fosse fatta la signorina, che era pure bella. Insomma, per i misogeni un incubo in piena regola.

E così a partire dalla gara in salita Aosta- Pila del 1959, Sayonara era iscritta con la Alfa Romeo Giulietta Sprint Veloce nella categoria Gran Turismo e poi in quella Sport con una OSCA 1100 Sport come Ada Pace. Occorre aggiungere che vinse entrambe le categorie? Prima di lei anche altri piloti, maschi, adottarono una simile soluzione per partecipare in due categorie, cosa peraltro legalissima, bastava non correre in due categorie con il medesimo nome e soprannome; ma lei fu la prima nella storia dell’automobilismo mondiale a vincere in entrambe le specialità.

Ormai Ada Pace era la corridrice (termine corretto nella lingua italiana per indicare i piloti di sesso femminile) più popolare dai tempi della De Pisis e prima di Lella Lombardi, sua degna erede. Il plotone degli estimatori ingrossava le file ed era capeggiato da nomi altisonanti (e maschili), come Elio Zagato, Enzo Ferrari, Piero Taruffi, Cesare Fiorio, i fratelli Maserati, Arturo Merzario; gente che di automobilismo ne capiva e non stava certo a badare a piccolezza come il sesso del pilota per capire con chi si aveva a che fare.

Alla Mille Miglia del 1957 finisce fuori strada con la sua Alfa Romeo Giulietta Sprint Veloce, la numero 103. Va a sbattere contro un albero e una portiera rimane così danneggiata da dover essere separata dalla carrozzeria. In teoria Ada non potrebbe ripartire senza una portiera e dovrebbe chiedere ai commissari di gara che però sono al di là del fiume. Ada non si perde d’animo, si spoglia, si tuffa e attraversa a nuoto il fiume, giunge dai commissari e chiede loro l’autorizzazione a proseguire. Correttamente i commissari convengono che per motivi di sicurezza non può proseguire.

Questo episodio ci conferma il carattere di Miss Sayonara ma anche segna la svolta nel mondo delle corse perchè da quel momento la sicurezza ha un posto di rilievo nel mondo delle corse. Comprendiamo ora quanto Ada Pace è stata fondamentale per lo sviluppo delle competizioni in un periodo non proprio favorevole al gentil sesso?

Giungiamo in questo nostro racconto al 1959, ossia l’anno della corsa in salita Stallavena-Boscochiesanuova, nel corso della quale con la sua OSCA-Maserati vince, ovvio, ma stabilisce anche un record sul chilometro ancora oggi imbattuto. Quanti anni son passati? Quanti piloti? Quante migliaia di corse in salite nei cinque continenti? Così, giusto per ricordare.

Alla 12 ore di Monza del 1961 ha un incidente mentre pilota la Alfa Romeo Giulietta SZ. In piena velocità, sui 200 all’ora, rettilineo prima della parabolica, il giunto conico ipoide cede e l’auto si impenna, cadendo a ruote all’aria. Sono decimi di secondo.
L’abitacolo si riempie di benzina, segno evidente che sta per prendere fuoco. I soccorsi stanno arrivando ma sono certi che Ada sia morta e che sarebbero arrivati con l’auto ormai avvolta dal fuoco.
Ma Miss Sayonara non sanno nemmeno di che pasta sia fatta.
Con qualche graffio, riesce a liberarsi, con i gomiti sfonda il lunotto posteriore e scivola via. Giusto il tempo di correre verso la salvezza e la SZ esplode come una auto-bomba in un attentato terroristico.

Quando arrivano i soccorsi restano basiti nel vederla sana e salva. Una vera gioia per tutti.

Un incubo quasi rivissuto per Ada Pace che sul circuito di Modena, sempre nel 1961, fu testimone nelle prove della morte del suo amato fidanzato, il pilota di Formula 1 Giulio Cabianca. Da quel momento, Miss Sayonara correrà tutte le gare con il casco rosso che proprio il suo promesso sposo le aveva regalato.

Potremmo andare avanti, perché Ada Pace è uno dei piloti italiani più vittoriosi di tutti i tempi, ha contribuito e non poco a modernizzare il mondo delle auto ma ha vinto anche fuori dalle piste, perchè si dimostrò una imprenditrice immobiliare di grande livello…“.

Questo brano è dedicato non a tutte le donne, ma a tutte le vere donne.

(nella foto, Ada Pace mentre pilota la Ferraro 250 GT SWB nel 1962)

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