1977: l’uomo che aveva previsto

“Dolce Vita” è un nome che ritrovo spesso se scorro i momenti della mia vita. “Dolce vita” è il locale che per anni è stato protagonista dei “meeting di Newscamp”, nelle quali si ritrovano addetti ai lavori e amici durante le sere delCaravan Salon, aDuesseldorf(da quest’anno, causa successo, si cambia). Ma “Dolce Vita” è anche un locale diWinterthurdove spesso ci si ritrova a discorrere di cose di settore. E “Dolce Vita” è anche unristorantediQuartinodove il lunedì fanno degli strepitosispaghetti all’aragostache erano giusti per l’ultimo lunedì di aprile, in unCanton Ticinocon una sequenza climatica che farebbe impallidireBanfort: pioggia, sole, pioggia, sole. E così, in attesa di andare a pranzo, stavo dedicandomi a una delle mie preferite divagazioni in quell’ufficio all’ultimo piano: leggere le raccolte delmensile 2Cdel1974,1975e1977. Le uniche che in un mare di traslochi non sono andate perse di quello che ancor oggi rimane uno dei due mensili di cui si sente clamorosamente la mancanza. Il secondo, inutile dirlo, èCara Caravan. In entrambi i casi, senza nulla togliere all’attuale pubblicistica mensile di settore, avevano un taglio e una marcia che trovo molto nelle mie corde e che sono alla base della linea editoriale, non a caso, di Newscamp. E così che mi sono imbattuto nelnumero 62di 2C a pagina 16 con un intervento di uno dei lettori più attivi e partecipativi di Newscamp:Umberto Agliastro. A colpirmi certamente il titolo: “Che fine faranno le roulotte?” e poi il contenuto che mi ha stupito per lalucidità delle analisi, ma soprattutto l’attualità dei contenuti. Attenzione, non sto dicendo che il signor Umberto Agliastro ha chissà qualidoti divinatorie, ma certamente è dotato dispirito di osservazionee capacità di analisi, a tal punto da chiedersi, in quel numero, il senso deiveicoli ricreazionaliin un mercato che, come sono solito dire, è “surfistico”, ovvero pronto ora a cavalcare questa onda di prodotti che si vendono, ora quella, senza pianificare strategie, senza chiedersi dove si vuole e può andare, ma vivendo solo il momento. Incredibile, era il 1977 e quell’articolo prevedeva lagrande crisi del settoreche avrebbe travolto tutto e tutti, o quasi, nel1983e a pochi anni dalle due grandi crisi, quella del1964e quella, terribile, del1974. Il commento al suo intervento della redazione non passerà certo alla storia, in altri casi furono capaci di meglio. Peccato persa una occasione d’oro di approfondire l’argomento. Ma sono due le cose che mi stupiscono. La prima è che tre anni fa, in occasione della presentazione di un mio libro aCarrara, duranteTour.it, Umberto Agliastro era in platea e mi ha sentito dire cose che lui aveva già scritto decenni prima e, la seconda, che ciò che lui scrisse vale per oggi. Quest’ultima riflessione è molto triste, significa che dal 1977 a oggi poco o nulla è cambiato e che i motivi che portano il comparto dei veicoli ricreazionali, non importa secamper,caravanocarrelli tenda, ad essere in balia ora di questo evento, ora di quello sono ancora tutti lì. Fuori ha smesso di piovere, gli spaghetti all’aragosta mi aspettano, un ultimo sguardo ai dati dell’immatricolatocamper e caravan dellaSvizzera: segno positivo a due cifre in entrambi i casi. Chiudo quel numero di 2C e mi viene in mente quello che dissi quella volta a Carrara, quando parlai dipianificazione, digestionedei vari segmenti del mercato e dinon subire gli eventima digovernarli. Cosa che inGran Bretagna, dopo la crisi del 1983, o in Svizzera, dopo il 2008, si è imparato a fare, senza sapere che un affezionato lettore di Newscamp nel 1977 aveva già messo nero su bianco gli stessi ragionamenti. Mi viene in mente che analizzando i dati di mercato con lasequenza di Fibonacciincrociata con ifiltri Baynesianiperfino lamatematica, che èlogicanon tirare a campare, conferma questa testi (e la verifica chiunque può farla con ildiagramma di Voronoi, proprio quello tanto caro allecatene di fast foodper decidere dove aprire un nuovo punto vendita). Ma forse basterebbe leggere meglio il passato o fotocopiare strategie applicate con successo su mercati sociologicamente simili al nostro, come lo sono i due portati ad esempio e non altri. O forse è meglio cavalcare le onde finché ci sono e poi lamentarsi quando sono in calo. Chissà, si può sempre dare la colpa alla crisi, al fato, al tempo, alGoverno(ladro perché succhia sangue e basta) di turno. Al telefonoSandymi dice che anche lei è a un ristorante chiamato “Dolce Vita” ma difronte allaBorsa di Londra. No, è ora di andare a mangiare e buon appetito anche a lei, signor Umberto Agliastro e grazie di essere un lettore di Newscamp. Poi magari un’altra volta raccontiamo ai “giovani del settore” come sono finite lepellicole Kodakneidepliantdell’epoca in bella mostra sui tavoli nelle dinette di caravan e camper diARCAo di come ilGabbianosu meccanicaAlfa Romeo AR 12avesse già a quel tempo la parete laterale sollevabile, esattamente come oggi una serie di camper di due noti marchi francesi, novità 2012. (la foto a corredo di questo editoriale non è casuale, il camper del signor Aglistro è proprio quello che aveva nel 1977,ndr)